L’argomento è molto affascinante: può l’evoluzione tornare indietro? E’ possibile, in pratica, che animali come gli uccelli possano in futuro (ri)diventare rettili, gli animali da cui si sono originati? All’intrigante quesito stanno rispondendo gli esperti dell’Università del Cile, guidati da Alexander Vargas.
Il punto della questione verte proprio sulla fauna ornitologica. Da sempre, infatti, si ritiene che l’evoluzione sia un processo irreversibile, e che una volta raggiunto uno stadio tassonomico, per esempio quello di passerae, è poi impossibile ripristinare il vecchio taxa. Così si è sempre pensato, a partire da Louis Dollo, paleontologo belga che operò fra Ottocento e Novecento, e che per primo avanzò l’inconvertibile tesi. Ora, però, occorre fare marcia indietro, perché è avvenuta un’incredibile scoperta: in alcuni uccelli è ricresciuto un osso scomparso durante il passaggio dai dinosauri ai volatili.
Il riferimento è al cosiddetto osso pisiforme, un breve tratto scheletrico del carpo, noto anche all’anatomia dei mammiferi. 230 milioni di anni fa, nei dinosauri bipedi, antenati degli uccelli, l’osso s’era fortemente ridotto fino a scomparire. Poi, quando l’evoluzione ha portato gli uccelli a volare, è riapparso, consentendo alla nuova classe tassonomica movimenti appannaggio di vecchissimi predecessori. Un risultato simile era stato ottenuto un paio di anni fa anche da ricercatori italiani, a proposito di insetti appartenenti all’ordine degli zorapteri. In questo caso emerse che le caratteristiche riproduttive dell’esapode erano simili a quelle di insetti vissuti milioni di anni fa.
Certo l’argomento va preso con le pinze, poiché è quantomeno fantascientifico pensare che un domani l’Homo sapiens sapiens possa tornare ad assomigliare all’Homo heidelbergensis.
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