A metà strada tra la Tunisia e la Sicilia, continuamente spazzata dal vento, si staglia sul blu del Mediterraneo l’isola di Pantelleria. Vulcanica e ricca di vegetazione, Pantelleria è un vero e proprio paradiso naturale e, non a caso, è sede del primo parco nazionale della Sicilia. Porzione emersa di un grande complesso vulcanico che si innalza dal fondo del Canale di Sicilia per oltre 1000 metri, l’attività subaerea è iniziata circa 320.000 anni fa ed è stata caratterizzata da eruzioni effusive e fortemente esplosive che hanno prodotto anche due importanti collassi calderici: ad uno di questi è legata l’emissione del cosiddetto “Tufo Verde”, una roccia piroclastica dal caratteristico colore verde, messa in posto a seguito di una colossale eruzione avvenuta circa 45.000 anni fa.ù
L’ultima attività vulcanica di Pantelleria è avvenuta poco al largo della zona settentrionale, tra il 1890 ed il 1891. L’eruzione, anticipata da una lunga sequenza sismica, è stata osservata dagli abitanti dell’isola che hanno potuto ammirare il lancio di scorie incandescenti e colonne di vapore fuoriuscire dal mare antistante il porto. Ad oggi la sorgente magmatica è ancora da considerarsi attiva, come del resto suggeriscono le diverse manifestazioni di vulcanismo secondario tra cui le fumarole e le sorgenti d’acqua calda disseminate un po’ in tutta l’isola (es. Favara Grande, Fumarole della Vecchia Caserma, Grotta di Sataria, Nikà e Gadir).
Isola fertile grazie al vulcano
La fertilità del suolo vulcanico ha permesso lo sviluppo di una vegetazione rigogliosa e differente a seconda delle fasce altimetriche. Al 2014, il numero totale delle specie botaniche censite è di 640, di cui 13 endemismi e 63 specie rare o rarissime per l’isola, tra queste per esempio il Limonium cossyrensis, rinvenibile esclusivamente nella zona tra Arenella e Punta Tre Pietre, Serapis cossyrensis, un’orchidea che si può ammirare oltre i 300 metri di quota a Montagna Grande e la ginestra Genista aspalathoides var. gussonei, tipica delle zone di macchia o gariga. L’elevata umidità delle zone montuose ha favorito la formazione di preziose zone boschive composte anche da nuclei puri di leccio e da un ricco sottobosco.
Clima e posizione geografica giocano poi un ruolo fondamentale da un punto di vista avifaunistico: per molte specie migratorie, Pantelleria è un ponte ideale tra Europa meridionale ed Africa. L’isola è dunque un sito preferenziale per il birdwatching, considerando che si possono osservare oltre 260 specie differenti di uccelli tra cui: l’aquila delle steppe, il falco pellegrino, l’airone cinerino, il fenicottero rosa, la gru, il cavaliere d’Italia, il beccamoschino iberico, la cinciarella algerina ed il falco della regina, solo per citarne alcune. Per quanto riguarda la fauna terrestre, l’assenza di importanti predatori naturali fa sì che l’isola sia un vero e proprio rifugio per un numero enorme di specie di Artropodi (quindi insetti, crostacei, ragni ecc…): delle 1096 specie differenti censite, almeno 14 sono endemiche.
Il paesaggio naturale è dunque la vera forza di Pantelleria, partendo dalla costa, dov’è possibile leggere la storia vulcanologica dell’isola grazie alle frequenti alte falesie che svelano gli strati di potenti antiche eruzioni o di momenti di quiete vulcanica, e spingendosi verso l’interno, l’isola è un museo naturalistico a cielo aperto. Se il mare è agitato, è possibile optare per un bagno allo splendido Specchio di Venere, un lago vulcanico incastonato nella caldera più recente tra cespugli di macchia mediterranea.
I segni delle epoche storiche
Esplorare l’interno significa però anche fare i conti con l’antica storia di Pantelleria, dove uomo e natura convivono ormai da millenni. Abitata sin dal Neolitico, come testimoniano i numerosi ritrovamenti e soprattutto i particolari frammenti di ossidiana verdognola sparsi per mezza Europa, le prime tracce certe di un insediamento stabile risalgono all’Età del Bronzo (zona Mursìa) ed in particolare ai resti di un villaggio di cui oggi è possibile visitare i numerosi tumuli funerari (i cosiddetti Sesi). L’isola è poi passata in mano ai Punici, ai Romani, ai Bizantini e poi ancora a Normanni, Svevi, Angioini ed Aragonesi, seguendo un po’ il destino della vicina Sicilia.
La vite ad alberello, agricoltura resiliente
In tutti questi secoli si è sviluppata una fiorente comunità agricola che ha dovuto fare i conti con le condizioni ambientali estreme, legate alla costante ventosità ed alle scarse precipitazioni. È stata così sviluppata una tecnica di coltivazione peculiare che ha dato vita ad una pratica agricola oggi riconosciuta dall’Unesco nella Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità: “la vite ad alberello”. La pianta viene coltivata in conche profonde circa 20 cm, utili per accumulare l’acqua piovana e per proteggere i grappoli d’uva dal vento; le uve di zibibbo ricavate da questi vigneti, rappresentano la materia prima per la vinificazione del pregiato Passito di Pantelleria. Altre caratteristiche distintive del magnifico paesaggio rurale pantesco sono i dammusi, costruzioni elementari generalmente a base quadrata o rettangolare realizzati con muretti a secco e coperti da una volta bianca in cui si accumula l’acqua piovana, il giardino pantesco, un vero e proprio recinto realizzato in pietra viva ed eretto a protezione delle piante dal vento, e poi gli infiniti terrazzamenti che disegnano valli e campagne. Sopra e sotto il mare, Pantelleria è ricca di sorprese e meraviglie: spettacolari le immersioni a Cala Gadir, dove si possono osservare anfore puniche, greche e romane tra cernie, saraghi e ricciole, oppure a Punta Spadillo, ove ammirare pesci pappagallo e cernie brune. Un tesoro da tutelare, quello sottomarino, per il quale si spera possa essere presto istituita l’apposita Area Marina Protetta.
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