L’immagine dell’ex premier Silvio Berlusconi che gioca sul prato della sua villa di Arcore con cinque piccoli agnelli salvati dal macello è emblematica: anche quest’anno, in occasione delle festività pasquali, sempre meno italiani decideranno di portare questa carne sulle loro tavole.
La contrazione della domanda è confermata anche dai dati resi noti da Confocommercio, che indica come la prenotazione di abbacchio, capretti e agnelli – un tempo considerati imprescindibili nel menù pasquale – sia calata quasi del 30%.
Nonostante la flessione della domanda, Coldiretti ha fatto sapere che quest’anno saranno circa 800mila gli agnelli macellati per far fronte alla richiesta della tradizione.
Dubbi etici
Già da qualche anno la richiesta di carne di agnello è in costante calo. Secondo i dati Istat, nel 2009 furono oltre 5milioni gli agnelli macellati mentre, nel 2015, solo 2,2 milioni. Un calo di oltre il 55%, che indica una netta inversione di tendenza nei consumi degli italiani. La rinuncia sarebbe dettata essenzialmente da questioni etiche, sollevate anche dalle sempre più frequenti battaglie delle associazioni animaliste.
Dall’altro canto, le associazioni degli allevatori invitano a non tagliare completamente il consumo di un alimento che fa parte della tradizione culinaria italiana.
La battaglia della Lav
«La maggior parte dell’uccisione di agnelli si concentra nel periodo pasquale», ha detto la Lav, che da tempo si batte contro quella che definisce una “strage di innocenti”.
«La sequenza si ripete identica ogni anno – prosegue l’associazione –: i piccoli di poche settimane vengono strappati alle madri, caricati sui camion e trasportati verso i mattatoi in condizioni drammatiche. Qui, in media, la morte sopraggiunge dopo tre minuti di agonia. Si tratta di una pratica crudele che non può essere giustificata dalla mera tradizione. Le alternative per un menù veg anche a Pasqua non mancano e, anzi, sono molto più coerenti con la celebrazione della rinascita».
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