La “first lady of food” Michelle Obama si è fatta immortalare da Time con un piatto di spaghetti in un articolo in cui racconta i risultati della campagna anti obesità “Let’s Move!” sull’importanza di un corretto stile di vita anche a tavola, basato su alimenti semplici, naturali, sostenibili e economici.
E proprio la pasta è un piatto che, a differenza dei tradizionali hamburger e patatine fritte, rappresenta il prototipo del cibo salutare, adatto a una dieta bilanciata e amico dell’ambiente.
A garantire un futuro roseo in America a questo alimento, arrivano le nuove Dietary guidelines USA, che introducono l’importanza dell’impatto ambientale nella scelta del cibo da portare in tavola. E la pasta, oltre a essere nutrizionalmente valida, può contare su un modello produttivo sostenibile nella gestione delle risorse naturali, con un packaging che permette un recupero al 100% dei materiali d’imballaggio e un’impronta ecologica minima (1 m² globale per una porzione da 80 g).
I costi a confronto
“Ci fa piacere rilevare che la carboidratifobia non ha conquistato tutti gli americani” – commenta Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai Italiani di AIDEPI (Associazione degli Industriali del Dolce e della Pasta Italiani).
La pasta – spiega AIDEPI – può essere la chiave di volta per insegnare agli americani ad alimentarsi correttamente e a scoprire la dieta mediterranea: considerando il costo medio di un pacco di pasta da una libbra (pari a 1,45 dollari per poco meno di 500 g), oggi negli Stati Uniti mangiare a casa propria una porzione di pasta con il suo sugo a base di pomodoro costa appena 83 centesimi di dollari (circa 0,73 Euro). Il che significa che una famiglia americana di 4 persone può mangiare con un piatto di pasta spendendo l’equivalente di 1 Big Mac, che oggi costa circa 3,54 dollari”.
di Luca Serafini
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