Non c’è proprio nulla di nuovo nella vicenda che ha investito Federica Guidi, ex ministro dello Sviluppo economico. È stata scaricata dal Governo dopo la pubblicazione di una conversazione con il suo compagno, Gianluca Gemelli, intercettata nell’ambito di un’inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere.
Una telefonata inopportuna, l’ha definita Matteo Renzi. Che ha anche aggiunto: Ma l’Italia è cambiata: ci si dimette. Incommentabile. Oppure sì: ma va là!
C’è però qualcosa che riesce ancora a sorprendermi. Questa è tutta gente che grossomodo era nella fase delle piena formazione durante gli anni di Mani Pulite, quando l’Italia sperava in un cambiamento forte. Formazione di valori e ideali.
L’affaire Guidi, insieme a molti altri, dimostra che non è questa la generazione che cambierà l’Italia. Puzza di passato, la qual cosa di per sé non sarebbe un fatto negativo, se il passato fosse custode di sani principi. Invece siamo alle solite tristezze nazionali. Piccoli politici che favoriscono piccoli imprenditori. Magari tutti quanti con un grosso conto in banca.
È davvero singolare poi che questo ennesimo scandalo ruoti attorno alla monnezza del petrolio. Proprio ora, a pochi giorni del referendum sulle trivelle. Be’, pensatela un po’ come volete, ma attorno a un fatto non si può che concordare: il petrolio inquina. Anche la democrazia.
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