Con quegli occhietti così, con quel bel musetto… e, in effetti, per tutti è impossibile resistere alla “carineria” suscitata da un gattino o da altri cuccioli di mammifero appena nati.
E’ una strategia evolutiva che consente anche all’uomo di prendersi cura dei propri piccoli.
Ma quali sono i presupposti per quest'”innamoramento” incondizionato verso i cuccioli? Secondo un recente studio diffuso in questi giorni dal Daily Mail ci sono dei parametri anatomici che possono essere messi in stretta relazione con il piacere di accudire una creatura. Sono quattro: gli occhi grandi, le teste voluminose, i corpi paffuti e le pelli morbide.
Nessuno può resistere alla tentazione di abbracciare o sbaciucchiare un esserino con queste caratteristiche perché hanno il potere di incrementare il livello di dopamina nel sangue, l’ormone coinvolto nell’innamoramento e in molte altre sensazioni di piacere; è determinante per ogni relazione affettiva e per l’intimità che inevitabilmente si instaura fra individui della stessa specie stretti da un vincolo parentale.
Se così non fosse, i mammiferi non avrebbero sviluppato l’attitudine a prendersi cura dei propri cari, retroscena comportamentale appannaggio delle specie più evolute, direttamente legato all’acquisizione del livello intellettivo più progredito.
D’altro canto è noto che gli animali più primitivi non accudiscono i propri piccoli ma li abbandonano al loro destino, senza darsi troppa pena. Pensiamo ai pesci, agli anfibi, a qualunque invertebrato. Danno vita a una infinità di discendenti ma solo pochi raggiungono l’età adulta; e la mancanza di cure parentali ha di certo il suo peso.
Peraltro, se osserviamo i nati di questi raggruppamenti tassonomici notiamo che non sono quasi mai belli e aggraziati (qualcuno ha mai perso la testa per un piccolo di salamandra?), proprio perché non c’è alcun interesse biologico a farli piacere a mamma e a papà.
A metà strada ci sono gli uccelli, animali che posseggono un’attenzione particolare per le creature che generano. Basta riflettere sul comportamento delle aquile, i cui piccoli vengono “coccolati” per sei, sette settimane prima di spiccare il primo volo; o a quello dei pinguini che vengono accuditi sia dalla mamma che dal papà.
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