E’ corsa contro il tempo per cercare di arginare l’onda di petrolio che ha invaso il fiume Polcevera e che si sta dirigendo verso il mare.
L’incidente si è verificato domenica notte: la rottura di una condotta dell’oleodotto Iplom, che da Busalla scorre fino al porto di Multedo, ha causato lo sversamento di circa 700 tonnellate di petrolio nel rio Fegino e nel Polcevera.
La marea nera ha già fatto strage di pesci e rischia di mietere altrettante vittime tra gli uccelli. “Siamo di fronte a un vero e proprio disastro ambientale – ha dichiarato Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu -. Inoltre, ci troviamo nel bel mezzo della migrazione primaverile: i rischi per la natura sono molto alti”.
La Lega italiana protezione uccelli ha, inoltre, fatto sapere che si costituirà parte civile . “Il nostro habitat è fragile – prosegue il presidente Lipu – non possiamo consentire che incidenti come questo mettano in ginocchio la natura”.
WWF: “Genova una delle città più a rischio”
Anche il WWF ha fatto sapere che intende percorrere la stessa strada della Lipu, costituendosi parte civile, come a seguito dell’incidente del 2010 che causò lo sversamento di 2800 tonnellate di idrocarburi nel fiume Lambro.
“Il disastro del Polcevera dimostra la fragilità ambientale di Genova, dove i corsi d’acqua sono ormai al collasso – ha spiegato l’associazione ambientalista in una nota -. Il capoluogo ligure conta sul proprio territorio comunale 14 stabilimenti petroliferi. Ad aggravare la situazione c’è anche il consumo di suolo: la fascia costiera è ormai al collasso e la formazione geomorfologica della Regione la espone a rischi particolarmente alti”.
Come intervenire
Nelle ore successive allo sversamento, la Lipu ha diffuso un protocollo di gestione per cercare di mettere in salvo gli uccelli vittime del disastro petrolifero, che sono soprattutto germani reali, gabbiani reali e aironi.
Il documento descrive nel dettaglio cosa fare se si rinviene un uccello colpito da petrolio: dall’uso di guanti alle norme di primo soccorso come la pulizia del becco, degli occhi e delle zampe, da effettuare solo in caso non si riesca immediatamente a trasportare l’animale in un centro di prima accoglienza o recupero.
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