C’è un fiore per ogni emozione. Quelli della primavera sono fiori essenzialmente legati all’amore, la stagione dell’amore per eccellenza.
Leggi QUI la prima parte dell’articolo “Simboli e poteri magici dei fiori di primavera”
di Donatella Cabrini
Scilla (Scilla bifolia)
A partire da marzo e fino a maggio, fiorisce la scilla (Scilla bifolia), dai fiori azzurro violetti che colorano i boschi, soprattutto le faggete, di tutta l’Italia da 500 a 2000 metri di quota. Il suo nome evoca il mostro marino della mitologia greca, ma è anche un’erba dedicata a San Giovanni ed è uso intrecciarla nelle corone per la sua festa. Pitagora la teneva appesa all’uscio come rimedio per tutti i mali, credenza giustificata dopo la scoperta delle sue proprietà medicinali. È benefica per cuore e cervello e, quindi, come riflesso spirituale, guida verso l’equilibrio.
Anemone bianco (Anemone nemorosa)
Effimero è l’anemone, presto spazzato via dal vento, come dice il suo nome, anemòs, vento in greco. Nei campi di cereali fiorisce già da gennaio il rosso Anemone coronaria, mentre nei boschi il più diffuso, tra febbraio e maggio, è quello bianco (Anemone nemorosa), tipico dei querceti e delle faggete fino a 1200 metri di altezza. Per il mito, Anemone era una ninfa alla corte di Chloris, dea dei fiori, di cui si invaghirono i venti Borea e Zefiro. Chloris, indispettita, la tramutò in fiore, costretto ad aprirsi presto e sopportare le violente carezze di Borea, la tramontana, mentre Zefiro, tiepido e primaverile, lo trova ormai avvizzito. Simbolo di abbandono e di fragilità, l’anemone nasce anche dal sangue di Adone, amato da Afrodite e ucciso dal geloso Ares.
Croco (Crocus albiflorus)
La primavera è legata all’amore e così i suoi fiori. Il croco (Crocus albiflorus), dai teneri petali bianchi e violetti, vive nei prati e nei pascoli alpini fra 600 e 2400 metri, dove fiorisce da aprile, salendo, fino a giugno. Simboleggia il legame impossibile fra il giovane Kròkos e la ninfa Smilax, trasformati dagli dei, lui in croco, lei in salsapariglia. I Greci e i Romani deponevano questi fiori sulle tombe degli amanti morti per amore. Del colore del croco sono gli abiti rituali di Atena e di Eos, l’Aurora. Il talamo di Giove e Giunone era coperto dai fiori di croco, i Romani ne spargevano sui letti nuziali, a propiziare felicità agli sposi.
Viola
Fiori legati all’amore sono anche le viole, sacre ad Afrodite. Le più precoci a fiorire (da febbraio ad aprile) sono le mammole (Viola odorata), comuni lungo i margini boschivi, sotto le siepi, nei luoghi erbosi e selvatici. Diffuse nel sottobosco, sono la bianca Viola alba, quella silvestre (Viola reichenbachiana) e, infine, spinta fino a 2100 metri di altitudine, la Viola rinviniana. Il suo nome deriva da Io, ninfa sedotta da Zeus e da questi mutata in giovenca per nasconderla alle ire di Era; per non farla morire di fame, il dio creò le viole, dato che il normale foraggio non le era gradito. In Frigia, era il fiore generato dal sangue di Attis e di Atta, amanti infelici, morti per amore; nella Roma imperiale esisteva un vero culto di Attis, a cui era dedicato un giorno, il dies violae. Gli Ioni e i loro discendenti Ateniesi, usavano corone di viole come simbolo di regalità divina e terrena. Anche Shakespeare, nel “Sogno di una notte di mezza estate”, vuole la viola propiziatrice d’amore: il suo succo è il magico elisir che tutti fa innamorare.
Il mistero dei fiori precoci
Fiori delicati d’aspetto, che sbocciano quando la stagione favorevole non è ancora arrivata: un comportamento che sembra assurdo, inspiegabile. Il mistero celato dietro le fioriture precoci, in realtà, non è che una semplice regola di sopravvivenza: la tendenza alla massima diversificazione o, con un termine più attuale, biodiversità. Strategia necessaria, perché nel mondo vegetale, anche se in maniera meno palese che tra gli animali, esiste la competizione fra le specie.
Acqua, luce, elementi nutritivi, spazio sono le risorse contese: se le infinite specie vegetali concentrassero il loro periodo di sviluppo nello stesso momento, non sarebbero sufficienti alla sopravvivenza di tutte. Da qui nasce l’enorme varietà di forme viventi, capaci di adattarsi a condizioni estreme e di colonizzare qualsiasi tipo di ecosistema.
I fiori precoci approfittano di un periodo dell’anno che sicuramente presenta condizioni ambientali meno favorevoli, ma ha il pregio di essere “poco affollato”, e in questo modo si garantiscono spazio e visibilità. Hanno però bisogno di uno stratagemma che permetta loro di germinare nonostante le condizioni difficili e così, nella maggior parte dei casi, possiedono organi sotterranei, bulbi o rizomi, dove, durante il riposo invernale, accumulano grandi quantità di nutrienti. Grazie a questa riserva di energia, riescono ad affrontare lo stress di un’anticipata e veloce germinazione.
Quando ancora la foresta è spoglia, questi fiori ne approfittano per usufruire al massimo della luce solare che penetra fino al suolo e da loro inizia la rinascita del bosco, in base a una precisa sequenza: secondi a schiudere gemme e fogliame sono gli arbusti, dai più bassi ai più alti, e infine i grandi alberi, che chiudono, con le loro chiome, la volta del bosco. Un perfetto meccanismo a livelli che permette a ogni pianta di sfruttare al massimo le risorse energetiche e all’intero ecosistema di prosperare.
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