Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), il recente terremoto in Siria ha provocato la morte di migliaia di persone e costretto oltre 100 mila famiglie a lasciare le proprie case.
Nella regione di al-Ghab, la maggior parte degli abitanti vive prevalentemente di agricoltura e già prima del cataclisma naturale le famiglie dovevano far fronte a inondazioni ed eventi meteorologici estremi, che hanno causato un’impennata dei prezzi dei generi alimentari.
Il sisma ha causato ulteriori danni alla unica fonte di reddito degli agricoltori locali, con la morte degli animali e la riduzione nella produzione di latte.
Traumi a persone e bestiame, crolli di ponti
Il terremoto ha ridotto in macerie l’intero tessuto urbano di Ḥamā, compresi strade e ponti. Nei pressi dell’abitazione di Aida Sultan, agricoltrice e pastore, il ponte Shat’ha rappresenta un collegamento vitale tra la sua e altre comunità.
Il ponte è una struttura strategica che, già danneggiata durante il conflitto, dopo il sisma è gravemente pericolante e pericolosa da attraversare.
Ma gli abitanti del luogo hanno ben poca scelta. Il percorso alternativo per raggiungere le città e i mercati vicini è lungo 18 chilometri.
Da una prima valutazione delle aree devastate dal sisma, effettuata dalla FAO, emerge una situazione di pesanti perdite di bestiame e ingenti danni a macchinari e infrastrutture agricoli, che compromettono la produzione agricola e animale, mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare delle persone.
La priorità della FAO in Siria è garantire che le comunità rurali possano riprendere la produzione alimentare di base e ripristinare i mezzi di sussistenza agricola. A tal fine, la FAO fornirà mezzi di produzione (mangimi animali, sementi e piantine, fertilizzanti, combustibile, strumenti e macchinari), assistenza veterinaria (trattamento e vaccinazione del bestiame) e trasferimenti di denaro incondizionati.
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