Lo scenario di riferimento che si sta tratteggiando a livello europeo per la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC), relativa al prossimo settennio 2021-2027, appare sempre più orientato a fare del comparto agricolo uno dei “campi di battaglia” principali ove combattere gli effetti dei cambiamenti climatici in corso. Lo conferma l’imponente stanziamento di ben 390 miliardi di euro per i prossimi sette anni, da distribuire ai circa 9 milioni di agricoltori europei.
Nell’ottica di allineamento con gli obiettivi climatici, il Parlamento europeo ha cercato di vincolare gli agricoltori a pratiche più rispettose del clima e dell’ambiente, allineando la politica agricola comunitaria al Green Deal e all’accordo di Parigi sul clima sottoscritto nel 2015, in cambio di finanziamenti diretti.
Almeno il 30% degli aiuti diretti (il primo pilastro della Pac) andrà destinato a regimi ecologici volontari che potrebbero finire per aumentare anche il reddito percepito dagli agricoltori.
Un altro 35%, quello del secondo pilastro della Pac (i Piani di sviluppo rurale), sarà dedicato a qualsiasi tipo di misura legata al clima o all’ambiente; mentre il restante 30% dei finanziamenti dovrebbe sostenere gli agricoltori per la lotta al cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la tutela della biodiversità.
Sebbene la versione finale della nuova Pac, approvata a fine 2020, si sia rivelata meno “verde” del previsto (sono rimasti fuori importanti pacchetti inizialmente proposti, come quello della “Strategia sulla biodiversità” e quello denominato “Farm to Fork”) è evidente comunque che la strada non può essere che quella di un agricoltura promotrice di azioni finalizzate non solo alle coltivazioni sostenibili, ma alla promozione diffusa di nuovi ecosistemi naturali (possibilmente collegati tra loro secondo una logica di reti ecologiche locali) e di rivitalizzazione dei sistemi organici, a cominciare dai suoli.
In questa direzione, ancora prima dell’entrata in vigore di questa nuova Pac (che dovrebbe diventare operativa nel 2023, dopo due anni di regolamentazione transitoria) si stanno muovendo alcuni soggetti pubblici e privati, anche in Italia.
Per esempio segnaliamo il bando della regione Emilia-Romagna che prevede incentivi in particolare per due linee (misure) principali:
10.1.09 – Gestione dei collegamenti ecologici dei siti Natura 2000 e conservazione di spazi naturali e seminaturali e del paesaggio agrario .
10.1.10 – Ritiro dei seminativi dalla produzione per venti anni per scopi ambientali e gestione dei collegamenti ecologici dei siti Natura 2000.
I benificiari di tale bando sono gli imprenditori agricoli sia in forma individuale che associata, incluse le cooperative, nonchè altri gestori del territorio, incluse le Proprietà Collettive.
Gli incentivi di queste misure vanno da 0,08 €/mq per la conservazione di piantate e/o di alberi isolati o in filare (comprese siepi e/o boschetti), fino ai 1500 €/ha per la buona gestione ambientale di prati umidi di pianura.
Insomma, sempre di più sarà richiesto all’agricoltore un diverso approccio colturale, più da attento gestore naturalistico del territorio che non da semplice produttore di derrate alimentari. Una differente visione che potrebbe diventare interessante anche dal punto di vista economico.
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