Francesco d’Assisi piace a tutti, e piace molto. Scriveva così – non senza intenti polemici – lo storico Franco Cardini in una bella biografia del 1989 dedicata al Santo fondatore dell’Ordine che da lui prese nome.
Da allora, se possibile, la sua popolarità è cresciuta ancora. A tanti piace tirare Francesco per la giacchetta, offrendone un’immagine limitata, se non addirittura fuorviante.
Abbiamo avuto – a seconda delle convenienze – un Francesco fedele al Papa e uno semieretico, uno ligio e uno ribelle, uno tradizionalista e uno progressista. La battaglia per l’appropriazione della sua immagine e del suo insegnamento, del resto, è cominciata già all’indomani della sua morte. Ed è proseguita nei secoli. Patrono d’Italia, degli ecologisti e di un sacco di altre cose.
Ogni biografo ha fornito la sua visione di Francesco, così come ogni regista cinematografico in tempi più recenti. Eppure – occorre dirlo – Francesco non ha bisogno di biografi, seppure ne abbia avuti tanti, da quasi otto secoli.
L’eredità di Francesco va cercata nella sua capacità di parlare al cuore delle persone più semplici con parole di valore immenso, universale. Il Cantico delle creature non è solo il testo poetico più antico della letteratura italiana, ma resta anche uno dei più belli.
Questo inno alla vita, alla gioia, al mondo è nato tra le piaghe e sofferenze atroci. Francesco lo compose verso la fine della sua vicenda umana, quando era ormai gravemente malato. Aveva perso la vista, la luce gli era stata negata, eppure lodò Iddio per il sole e per il fuoco.
L’esemplarità di Francesco sta racchiusa in queste righe, in questo inno potente alla natura, in questo quadro luminoso e amorevole del creato.
Cantico delle creature
Altissimu, onnipotente bon Signore,
tue sò le laude, la gloria e l’honore
et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfane
et nullu homo éne dignu te mentovare.Laudato sie, mi’ Signore,
cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cun grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatone.Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clorite et preziose et belle.Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et omne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sostentamentoLaudato sì’, mi’ Signore, per sor ’Acqua,
la quale è multo utile et humile et preziosa et casta.Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale enallumini la nocte:
et ello è bello, et iocundo et robustoso et forte.Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.Laudato sì’, mi’ Signore per quelli ke perdonano
per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribolazione.
Beati quelli ke ‘l sosteranno in pace,
ke da Te Altissimo, saranno incoronati.Laudato sì’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke troverà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte seconda no ‘l farrà male.Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.San Francesco
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