La scienza e la mela, un rapporto che affonda nei secoli. Se nel 1700 fu una mela cadendo da un albero a far intuire a Newton la Legge di gravità, oggi che il mondo guarda con preoccupazione ai cambiamenti climatici e alle emissioni di CO2, la mela incrocia di nuovo la scienza per uno studio molto particolare. È stato, infatti, firmato un accordo di collaborazione scientifica tra l’associazione dei produttori italiani di mele e la Libera Università di Bolzano (Facoltà di Scienze e Tecnologie) con l’obiettivo di quantificare le emissioni di CO2 del ciclo di vita della mela e proporre strategie per la loro riduzione.
Assomela, l’associazione che riunisce circa 75% dei produttori italiani di mele, tra cui i Consorzi VOG (Marlene), VIP (Val Venosta), Melinda e la Trentina del Trentino-Alto Adige, finanzierà il progetto di ricerca sull’impronta ambientale della produzione delle mele.
Assomela e Unibz collaborano dal 2010 per migliorare l’efficienza nell’uso dell’acqua di irrigazione, quantificare l’impiego di energia nel ciclo colturale e di conservazione dei frutti e determinare l’impronta carbonica delle mele italiane.
Il nuovo progetto, che completa il cofinanziamento da parte di Assomela di una borsa di dottorato triennale sul Piano Operativo Nazionale (PON – Dottorati su tematiche Green) di cui è responsabile il ricercatore e docente Damiano Zanotelli, mirerà ad approfondire maggiormente il tema dell’impronta carbonica della mela, dal campo fino allo scaffale del distributore, nonché a ipotizzare un percorso che porti a migliorare il saldo tra assorbimenti ed emissioni di CO2 del settore, in linea con gli obiettivi strategici europei.
«I risultati di questo studio saranno utili per approfondire l’impronta carbonica della produzione di mele italiane e continuare a migliorare la performance ambientale, indispensabile per garantire la competitività alle nostre imprese sul mercato ortofrutticola nazionale e internazionale» commenta Ennio Magnani, Presidente di Assomela.