Il cotone si trova in moltissimi oggetti di uso comune e rappresenta la fonte di reddito principale per 100 milioni di famiglie sparse su 80 Paesi.
La sua produzione è, però, legata a importanti sfide ambientali e sociali, su tutte l’impiego massiccio di pesticidi, il consumo di acqua e il lavoro minorile.
Quanto è sostenibile, dunque, la maglietta che decidiamo di acquistare e come può il consumatore orientare le proprie scelte?
Per rispondere a queste esigenze è nato il progetto sustainablecottonranking, commissionato da Pan UK, WWF e Solidaridad.
Le compagnie più virtuose
Il progetto mira a dare un voto all’operato delle maggiori compagnie, valutando la tranciabilità del cotone e la predilezione per le materie coltivate con metodi biologici ed etici. Le categorie entro le quali le imprese posso essere ascritte sono quattro, in base al livello di impegno profuso a favore del cotone sostenibile.
Tra le aziende più virtuose c’è Ikea, che ha ottenuto il punteggio di 76.7. Seguono la catena tedesca Tchibo (60.3) e il marchio di abbigliamento C&A (59). Un punteggio positivo è stato ottenuto anche da H&M (54.8), Adidas (47.5) e Nike (40.2).
Chi è in fondo alla classifica
Se alcuni marchi come Armani e Foot Locker ancora non hanno intrapreso la svolta a favore del cotone sostenibile, altri brand stanno facendo decisamente poco. È il caso di Benetton, che ha totalizzato solo 9 ponti, e di Zalando, fermo al palo con un solo punto in classifica.
Uniti per la sostenibilità
«Non c’è alcuna ragione per cui tutte le grandi aziende non possano unirsi a C&A, Tchibo e ad IKEA sul tema del cotone sostenibile – ha affermato Richard Holland del WWF International –. Oggi sono disponibili informazioni, esperienze e know how per favorire un modello di approvvigionamento più sostenibile per il cotone».
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