I prodotti vegetali non possono essere commercializzati con le denominazioni di latte, formaggio, yogurt e burro, denominazione riservata solamente ai derivati di latte animale.
È questo quanto afferma la Corte di giustizia dell’Unione Europea. Il verdetto arriva a seguito della denuncia del Verband Sozialer Wettbewerb, un’associazione tedesca di contrasto della concorrenza sleale che aveva contestato la presenza sul mercato di prodotti 100% vegetali che presentavano però nomi riconducibili ai prodotti caseari “normali”.
Dal conto proprio, l’azienda accusata si è difesa specificando che le etichette erano ben chiare: accanto al nome “latte”, “burro” e “formaggio”, infatti, comparivano chiari riferimenti alla presenza di soia e di riso.
Soddisfazione di Coldiretti
Soddisfazione per la sentenza è stata espressa da Coldiretti, che ha spiegato come il pronunciamento della Corte ponga fine a un lungo inganno. «Questa denominazione inganna i consumatori – ha detto l’associazione – e fa chiudere le stalle la confusione generata dall’uso della parola latte per bevande vegetali, come quello alla soia, che hanno raggiunto in Italia un valore al consumo di 198 milioni di euro, con un incremento del 7,4% nell’ultimo anno».
Il commento della LAV
Secondo la Lega Anti Vivisezione, la sentenza è stata pronunciata in reazione alla paura generata dai nuovi trend alimentari. «L’avanzata dei prodotti 100% vegetali è inarrestabile e ha caratteristiche concrete: non la fermeranno un nome o un etichetta o una sentenza – ha detto Paola Segurini, responsabile LAV Area Scelta Vegan-. La gente ormai è sensibilizzata e cosciente: conosce vantaggi etici, salutari e di gusto dei cibi vegan e sa leggere benissimo, anche tra le righe».
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