La Rana di Lataste (Rana latastei) appartiene al gruppo delle cosiddette rane rosse, caratterizzate da dimensioni medio-grandi, toni dorsali bruno-ocra, una tipica macchia temporale-timpanica scura e abitudini per lo più forestali.
L’ambiente elettivo di questa specie è il Querceto misto di pianura con prevalenza di Farnia e Carpino bianco, con ricco sottobosco ed elevato grado di umidità a livello del substrato; la specie è effettivamente presente nelle poche stazioni relitte di questo ambiente forestale o in habitat sostitutivi ricreanti, almeno in parte, i caratteri del bosco planiziale, come antichi parchi di ville venete, aree rurali dotate di ripe boscate, ambienti alberati, quali i boschetti e le siepi strutturate che permangono nella fascia delle risorgive. È quindi considerata specie indicatrice di buone condizioni ambientali di quel tipo di habitat.
La deposizione delle uova, da 90 a 900 circa, riunite in un’unica masserella sferica, avviene in piccole pozze, stagni o scoline già verso la fine di febbraio e l’inizio di marzo, sempre in contesto forestale; la metamorfosi delle larve avviene dopo due o tre mesi, dopo i quali le piccole rane abbandonano l’acqua. La Rana di Lataste è una specie che conduce vita prevalentemente terricola trascorrendo i periodi sfavorevoli sottoterra; usa rifugiarsi sotto gli accumuli di vegetali deperienti e in vari rifugi sotterranei, entro i quali seguita a nutrirsi; lo svernamento ha luogo da novembre a febbraio-marzo. La dieta degli adulti è prevalentemente insettivora, mentre le larve sono onnivore.
È una specie endemica della Pianura Padana, il cui areale si estende dal Piemonte all’Istria centro-occidentale, raggiungendo il suo limite meridionale attuale a Punte Alberete, nel Ravennate; è (o era) presente anche nel Canton Ticino.
La distribuzione attuale è principalmente condizionata dalle sue esigenze ecologiche che non le permettono di tollerare ampie variazioni dei fattori ambientali, sia nella fase terrestre – riguardo alle caratteristiche vegetazionali e al grado di umidità del substrato – sia in quella acquatica – riguardo alle proprietà fisico-chimiche e biologiche dei siti riproduttivi. Legata originariamente ai boschi umidi di latifoglie della Pianura Padano-Veneta, la specie ha subito una drastica diminuzione e poiché la Pianura Padano-Veneta e friulana costituiscono la quasi totalità dell’areale, è stata riconosciuta da tempo come minacciata di estinzione.
Nel Veneto è ancora abbastanza diffusa ma con popolazioni isolate tra loro. Il taglio indiscriminato dei boschetti e delle siepi nelle campagne, l’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura, la bonifica di aree palustri, la sistemazione idraulica e la chiusura delle polle di risorgiva, le deleterie pratiche di rimozione e sfalcio della vegetazione acquatica e riparia e di ripulitura delle sponde e dei fondali, sono tutti interventi che danneggiano questa specie.
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