L’accordo firmato il 30 giugno tra l’Unione Europea e il Vietnam ha annullato i dazi per le importazioni dei beni provenienti dal Paese asiatico.
Entrambi i blocchi trarranno benefico dal trattato commerciale di libero scambio: se da una parte i beni europei potranno essere venduti in Vietnam senza sovrapprezzo, dall’altro lato crescerà l’import sul Vecchio Continente di prodotti di origine vietnamita.
Il riso alla conquista dell’Europa
Tra i prodotti che il Vietnam conta di vendere in Europa c’è il riso.
«In gioco il primato dell’Italia in Europa, dove il nostro Paese è il primo produttore di riso con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende che copre il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica su una superficie coltivata di circa 220mila ettari» spiega Coldiretti.
Ma il rischio è anche un altro: secondo i dati dell’US Department of Labour nelle piantagioni di riso vietnamita è ampiamente impiegata forza lavoro minorile.
«Con l’accordo di libero scambio con il Vietnam, l’Unione Europea dà, infatti, il via libera all’ingresso a dazio zero di 80mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico accusato di essere ottenuto con il lavoro minorile, secondo la denuncia del Dipartimento del lavoro statunitense – aggiunge l’associazione di categoria –. È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità, che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro».
Cresce l’import, cala l’export
A inizio anno, L’Unione Europea aveva dato il via ibera anche alle importazioni alimentari da Myanmar e Cambogia.
Allo stesso tempo, tuttavia, i dazi bloccano l’export alimentare in Russia.
«Le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso oltre un miliardo di euro in cinque anni a causa del blocco che ha colpito un’importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi – conclude Coldiretti –. Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione, che non hanno nulla a che fare con la vera produzione agroalimentare italiana».
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