Pescati in Norvegia, lavorati in Cina e venduti in Francia. È questo il lungo viaggio che i filetti di merluzzo compiono prima di finire sulle tavole dei francesi. A svelarlo, un’inchiesta dell’emittente transalpina France 5 che ha svelato cosa accade negli stabilimenti d’oriente.
Gonfiato con l’acqua
Le compagnie inviano merluzzo in Cina perché qui la manodopera per sfilettarlo e confezionarlo è molto più economica.
Ma in Cina accade anche altro, come mostra l’inchiesta francese: il pesce viene gonfiato con acqua, in modo da rendere i filetti più voluminosi e aumentarne, di conseguenza, il prezzo sul mercato.
Oltre che sulla sostenibilità ambientale di un viaggio andata e ritorno di 15mila chilometri, il dubbio che sorge è quello legato alla salute: sono pericolosi questi trattamenti a cui il pesce è sottoposto prima di finire sulle tavole degli ignari consumatori francesi? «Spesso i filetti di merluzzo vengono trattati con l’E451, un polifosfato che serve a prevenire il processo di ossidazione e il cui impiego è legale nell’Ue, ma solo entro certi limiti e rispettando rigide regole di etichettatura» spiega il ricercatore Stephane Desorby.
Uno dei pesci più richiesti
A rendere “necessario” il trattamento è la richiesta, sempre maggiore, di carne di merluzzo. Assieme al salmone, infatti, questa è una delle varietà più ricercate dai consumatori.
«Ogni volta che facciamo la spesa, con le nostre scelte, possiamo creare un mercato del pesce responsabile, che premia chi pesca nel modo più sostenibile e chi fornisce corrette informazioni ai consumatori», spiega Greenpeace che ha stilato una lista delle varietà da privilegiare.
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