La buona notizia che non ti aspetti: a livello globale, la salute dei coralli è migliore di quanto si possa pensare.
Lo dice uno studio condotto da 39 scienziati provenienti da 34 differenti centri di ricerca pubblicato sulla rivista Nature. Secondo la ricerca, nei mari ci sarebbero 15 “bright spots”, punti in cui i coralli godrebbero di ottima salute.
“Per la conservazione dei coralli ci si è a lungo focalizzati solo sulla barriera stessa – ha spiegato Jack Kittinger, uno degli autori dello studio -. Ma non è abbastanza: bisogna operare anche in un ottica di mercato globale”.
Dallo studio emerge, infatti, che i luoghi in cui i coralli godono di migliore salute sono quelli dove la popolazione locale è impegnata in prima linea nella difesa dell’ecosistema marino e dove lo sfruttamento del mare è minore. “Dove sono state coinvolte le popolazioni locali abbiamo ottenuto risultati migliori di conservazione – ha proseguito Kittinger -. Questo perché la gente del posto sa che dalla sopravvivenza della barriera dipende anche la loro”.
Anche il sovrasfruttamento degli stock ittici gioca un ruolo fondamentale nella salvaguardia dei coralli. “La presenza di pesci è fondamentale, perché tengono a bada il proliferare delle alghe. Laddove mancano i pesci, le alghe crescono incontrollate arrivando a soffocare i coralli”.
Le zone migliori e quelle più a rischio
La ricerca ha visto il team di scienziati impegnati in 46 differenti Paesi. Complessivamente, sono state oltre 6mila le aree studiate.
I 15 “bright spots” sono stati localizzati alla Isole Salomone, in alcune parti dell’Indonesia e della Papua Nuova Guinea e delle Kiribati.
L’altra faccia della medaglia, però, sono i 35 “dark spots” individuati dai ricercatori. Qui la situazione dei coralli è seria e, senza un piano di salvaguardia immediato, i reef rischiano di scomparire. Tra le aree più sfruttate, e dunque anche più danneggiate, ci sono i Mari Caraibici e tutta la zona Indo – Pacifica.
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