Non sono un accanito viaggiatore. Perlomeno non amo viaggiare in auto e men che meno in autostrada. Nelle ultime settimane, tuttavia, mi è capitato di doverlo fare più volte. E in soli quindici giorni per due volte mi sono imbattuto in caprioli vaganti fra le corsie.
La prima ero alla guida. Verso le 21, sulla A1 nei pressi di Parma si è formata una coda. A causarla un’automobile ferma sulla prima corsia, che aveva appena investito un animale. I passeggeri erano fermi all’interno dell’abitacolo, probabilmente in attesa di soccorsi. Di fronte a loro, sull’asfalto, un capriolo si dimenava agonizzante.
Il secondo episodio ha avuto quale teatro l’autostrada A7 Genova-Milano. Questa volta sedevo di fianco al guidatore. Attorno la mezzanotte, superato da poco Tortona, un grosso esemplare di capriolo è improvvisamente apparso di fronte a noi. Con riflessi pronti il conducente ha sterzato evitando per un soffio l’impatto. Abbiamo poi realizzato che la stessa operazione era riuscita con minore successo a un piccolo furgone andato a sbattere contro il guardrail, quasi sicuramente nel tentativo di evitare l’urto con la povera bestia.
Sorpreso dalle singolari circostanze ho fatto qualche ricerca in rete e mi sono accorto che quanto accadutomi non è affatto insolito. Gli incidenti in autostrada provocati dall’attraversamento di animali di grossa taglia sembrano intensificarsi.
Il pericolo per chi viaggia è alto. Ora, vista la frequenza delle incursioni, soprattutto nelle ore serali e notturne, viene il sospetto che le reti di protezione non siano più in grado di assolvere al loro compito. Sono sufficientemente alte? Sono integre? È garantita la manutenzione?
L’espansione della superficie forestale in Italia ha favorito un forte incremento delle popolazioni animali, in particolare degli ungulati, ma non solo. Siamo certi che le misure di protezione delle strade di grande comunicazione e delle autostrade siano ancora efficaci di fronte alle mutate condizioni ambientali?
Recenti pronunciamenti della magistratura hanno riconosciuto la responsabilità del gestore dell’infrastruttura, che in casi simili a quelli raccontati è tenuto a risarcire i danni all’investitore. Il punto è che – se non s’innalzano le misure di protezione – vedremo sempre più animali vagare sull’asfalto. Il rischio di una carneficina è dietro l’angolo. Con rischi imprevedibili per gli automobilisti e per la nostra fauna.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com