Tutti abbiamo visto, dal vero o in un filmato, i delfini slanciarsi in aria e rituffarsi, per poi sfrecciare a tutta velocità a pelo d’acqua. La loro forma affusolata li rende rapidi nuotatori, ma da sola non è sufficiente a spiegarne le performance, che possono raggiungere i 40 km/h.
Il segreto si nasconde sulla loro superficie cutanea. Non solo nuotano rapidamente, ma altrettanto velocemente cambiano la pelle, ogni due ore circa.
La desquamazione interferisce durante il nuoto riducendo la formazione di vortici intorno al corpo del delfino e anche la pressione dell’acqua sulla superficie cutanea, gli attriti e le resistenze.
È ciò che emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Turbolence condotto da un team di ricercatori del Institute of Technology di Matsugasaki, Kyoto, tra cui il prof. Yoshimichi Hagiwara, dopo aver riprodotto dettagliatamente la cute dei delfini in una simulazione e averne osservato l’idrodinamica.
Lo studio della pelle di un delfino
La velocità dei delfini ha messo alla prova i ricercatori. «È davvero difficile misurare il flusso intorno ai delfini mentre nuotano, quindi abbiamo progettato un esperimento che riflette accuratamente il modo in cui lo strato superficiale della loro pelle interagisce con il flusso d’acqua sopra e intorno al corpo” afferma il prof. Yoshimichi Hagiwara.
Quindi, dopo aver prelevato senza invasività con cotton fioc lo strato corneo della pelle di un delfino e averlo osservato al microscopio, i ricercatori lo hanno riprodotto fedelmente su una piastra ondulata usando pellicole composte da particolari polimeri e hanno studiato il comportamento dell’acqua e delle turbolenze intorno al modello. I risultati sono stati ottenuti attraverso una riproduzione modellistica, matematica e informatica di tale osservazione.
Interessanti risvolti per la progettazione navale
La simulazione ha portato a risultati che possono aprire nuovi scenari nella progettazione nautica come sostiene lo stesso il prof. Yoshimichi Hagiwara:
«Questa ricerca è importante perché ci dà una maggiore comprensione dei meccanismi di adattamento evolutivo dei delfini, selezionati per muoversi attraverso l’acqua, un’azione più difficile rispetto al muoversi attraverso l’aria come nel caso degli uccelli. Questa ricerca potrebbe aiutarci a costruire barche, transatlantici e sottomarini sviluppando una tecnologia basata su queste soluzioni naturali».
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