Come avrete già letto, lo scorso 12 luglio il Parlamento europeo si è espresso a favore della “Nature Restoration Law”, la legge che mira a ripristinare entro il 2030 il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell’Unione, con l’obiettivo di eliminare i sistemi naturali degradati prima del 2050.
L’iter dunque va avanti, nonostante l’opposizione della destra europea e del partito popolare europeo nonché di diversi paesi membri, tra cui l’Italia o perlomeno la sua maggioranza di governo rappresentata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il Parlamento ora è pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio sulla forma finale della legge. Durante questa fase potranno essere apportate modifiche al testo, dunque la partita non è ancora finita.
Nonostante si stimi che gli investimenti per il recupero dell’ambiente porteranno fra gli 8 e i 38 euro in benefici per ogni euro speso, non sono pochi quelli che denunciano i costi eccessivi che ciascun Paese dovrà sostenere per implementare la “Nature Restoration Law”.
Secondo i contrari, la legge sul ripristino della biodiversità rischia di ledere gli interessi di importanti comparti produttivi, in particolare dell’agricoltura, della pesca e dell’agroalimentare, sebbene di fatto si è optato per la cancellazione dell’articolo 9 del testo, che prevedeva il ripristino degli ecosistemi agricoli. In ogni caso il timore è che alla fine il provvedimento sia controproducente e abbia conseguenze sociali ed economiche fortemente negative.
Verrebbe da dire, siamo alle solite. Persiste la volontà di non comprendere che ogni azione e ogni scelta hanno un costo. In realtà il progetto di ripristino degli ecosistemi rappresenta un’occasione importantissima per accrescere la competitività proprio della nostra economia, considerato che l’Italia è il Paese europeo con il più elevato tasso di biodiversità e con un sistema produttivo di piccole e medie imprese spesso connotate dal loro legame con il territorio e che di conseguenza avrebbero un giovamento dall’incremento della sua qualità ecologica.
Quanti seguitano a lanciare l’allarme sul prezzo della Nature restoration law farebbero bene a guardare piuttosto ai costi provocati dalla catastrofe climatica e ambientale. Probabilmente anche questo non sarebbe sufficiente a rimuovere pregiudizi di natura ideologica. Allora non resta che parafrasare Derek Bok, ex presidente dell’Università di Harvard che un giorno dichiarò: «Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza». Ecco, «se pensate che ripristinare la natura sia costoso, provate a farne a meno».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com