Ci risiamo. L’ennesimo attacco all’uomo da parte di uno squalo. E questa volta a rimetterci sono due giovanissimi, una ragazzina di 12 anni e un ragazzo di 16, costretti a subire l’amputazione di un braccio e a sottoporsi a un delicato intervento chirurgico. L’incidente si è verificato ieri nelle acque della Carolina del Nord, in Usa, in corrispondenza di una spiaggia di Oak Island. Di nuovo, quindi, la paura che gli squali possano colpire da un momento all’altro chiunque si tuffi in mare pare impossibile da superare. Ma la verità, lo sanno bene gli zoologi, è tutt’altra. Gli squali non sono pericolosi come si suole credere e i loro attacchi, di fatto, rappresentano un evento raro. Anche se mediaticamente efficace. Ecco perché se ne parla sempre e si finisce per continuare a giudicare in modo sbagliato un animale. Anche grazie a trovate cinematografiche come quella più famosa di Spielberg che, se da una parte portano a considerare il delicato rapporto uomo ambiente, dall’altra favoriscono i fraintendimenti. Basta approfondire leggermente l’argomento per capire che, in effetti, gli squali sono animali senz’altro temibili, ma molto meno di altri che magari non fanno nemmeno notizia.
L’animale che provoca più decessi umani, non lo direbbe nessuno, è la zanzara. Il noto dittero, compagno di tutte le nostre estati, è in grado di veicolare con le sue punture malattie potenzialmente mortali come la malaria; che nei paesi terzomondisti causa ogni anno 650mila decessi. A seguire c’è l’ippopotamo. Un animale che pare così bonario e tranquillo in realtà, con la sua gigantesca mole, è capace di trasformarsi in un pericoloso assassino; le stime in Africa parlano di circa 3mila morti ogni dodici mesi. I cervi hanno la cattiva abitudine di attraversare le strade più trafficate degli Stati Uniti d’America; e lo scontro con un’automobile o un camion può essere mortale non solo per loro. Così muoiono ogni anno solo in America più di cento persone. Anche in Italia si sono verificati fatti analoghi. Nel 2013 nei dintorni della città di Prato un autista s’è trovato all’improvviso un grosso cervo sul cofano; l’impatto ha provocato la morte istantanea dell’animale, la distruzione del furgone e il ricovero in ospedale del conducente. Avanti di questo passo si possono citare i cani, che ogni anno, in ogni parte del mondo, sbranano qualche persona; le api, le vespe e i calabroni, che se colpiscono persone sensibili al loro veleno, è quasi impossibile correre tempestivamente ai ripari. E non vanno dimenticati i ragni, gli scorpioni e i serpenti. E gli squali?
Ebbene, gli squali, mediamente non uccidono più di cinque persone ogni anno. Un dato, come si vede, decisamente meno preponderante degli altri. L’International Shark Attack File va oltre e stabilisce che negli ultimi cinquant’anni ci sono stati 1.930 morti per via dei fulmini, contro i 25 decessi dovuti a uno squalo. Dunque andrebbe analizzato più a fondo il problema del rapporto uomo-squali prima di pronunciarsi. Va anche considerato che non tutti gli squali sono aggressivi. Il riferimento è perlopiù a due specie, lo squalo bianco e lo squalo tigre. Anche in Italia è così. Nei nostri mari abitano almeno cinquanta specie di squali, ma solo undici possono considerarsi pericolose. Moltissimi squali sono innocui. Infine va ricordato che in molte occasioni è l’uomo stesso a cacciarsi nei pericoli, sfidando ambienti che non gli competono; in numerose località del mondo sussistono divieti che impediscono il nuoto in aree frequentate da questi pesci ma, nella maggior parte dei casi, non vengono osservati.
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