È ormai questione di pochi mesi e il colosso della caffetteria Starbucks aprirà il suo primo punto vendita in Italia.
La città scelta è Milano, lo stesso luogo che avrebbe ispirato al magnate Howard Schultz la creazione della catena di caffetterie.
Una mano per l’ambiente
Accanto a tanta curiosità, la notizia ha però anche sollevato non poche preoccupazioni. Il rischio, infatti, è quello che in città cresca il numero di rifiuti causato dalle celebri mug usa e getta.
«Per questo chiediamo che Starbucks dica no a tazze e bicchieri monouso nel locale che aprirà a Milano a settembre, rendendo il punto vendita italiano un esempio di sostenibilità a livello europeo e mondiale e incidendo così positivamente sulla spesa dei Comuni per gestire i rifiuti –, spiegano le associazioni ambientaliste WWF Italia, Greenpeace, Zero Waste Italy, Zero Waste Europe e Reloop che hanno inviato una lettera proprio a Schultz –. Un’azienda che conta 28 mila negozi presenti in 77 paesi ed è frequentata ogni giorno da milioni di persone ha un enorme potenziale per fare la differenza e dare un importante contributo per fermare la crescente marea di rifiuti da consumo usa e getta».
Riutilizzo anziché riciclo
Per le associazioni, Starbucks dovrebbe proseguire una politica ancor più virtuosa rispetto al semplice riciclo. «Una politica aziendale principalmente volta al riciclo invece che al riutilizzo non elimina il consumo di materie prime, non evita impatti ambientali come la produzione di scarti ed emissioni e neppure i costi di gestione dei rifiuti che ricadono sui governi locali».
Il peso del caffè
Ogni anno su scala globale vengono distribuiti 600 miliardi di tazze in carta o plastica; una domanda che non conosce calo e che, anzi, cresce in maniera vertiginosa: entro il 2030, secondo il dati del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, per sostenere la richiesta della popolazione mondiale avremo bisogno del 40% in più di fibre e cellulosa e legno.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com