Ecco l’ultima delle cinque puntate dedicate al Parco Nazionale delle Badlands, negli Stati Uniti.
Qui trovate le precedenti.
Testo e foto di Vico Magistretti
Ciò che attira la maggior parte di chi si accosta per la prima volta ad un viaggio negli USA sono soprattutto le grandi ed affascinanti città, quali New York, Boston, Washington, Miami negli stati orientali e come Los Angeles, San Francisco o Las Vegas negli stati occidentali. E certo non si sbaglia, visto quanto offrono tali megalopoli e grandi centri urbani.
Ma il turista medio non apprezza appieno il fatto che in svariati punti dell’enorme territorio degli Stati Uniti vi sono, non lontane dalla civiltà occidentale tecnologicamente più avanzata, regioni molto scarsamente popolate, assolutamente selvagge, in cui la natura la fa ancora da padrona. Certo, l’America non è più quella che videro le Grandi Nazioni Indiane prima della venuta degli uomini bianchi o quella che attraversarono i coloni con incredibili viaggi pieni di pericoli e peripezie in una terra sconosciuta.
Tuttavia, questi territori ancora intatti, ricchi di scenari meravigliosi, di foreste primigenie e di fauna autoctona sono, a mio modesto parere, la perla americana più preziosa, troppo spesso trascurata dal turismo frettoloso o di massa, al di là di poche mete molto pubblicizzate come il Grand Canyon, il Parco Nazionale di Yellowstone o poco altro. Parlando con numerosi cittadini americani, mi sono addirittura reso conto di conoscere le loro meraviglie naturali molto meglio di loro…
Il South Dakota, per esempio è uno stato di più di 200.000 kmq pressoché deserto, dato che vi risiedono solo 870.000 abitanti e che quasi 150.000 di essi vivono nella città di Sioux Falls e circa 74.000 a Rapid City. E proprio nelle sue regioni sud-occidentali si trova il Badlands National Park. Credo che ben pochi Italiani conoscano queste lande.
«Ero assolutamente impreparato alla rivelazione che è denominata Badlands del South Dakota. Ciò che ho visto mi ha comunicato un indescrivibile senso di mistero, più di qualsiasi altro posto», scriveva il grande architetto americano Frank Lloyd Wright.
La prima sensazione che si prova quando, percorrendo la pianeggiante prateria, ci si trova improvvisamente davanti, dall’alto, lo spettacolo delle Badlands, è quello della coinvolgente grandiosità del paesaggio e della stupefacente colorazione dei sedimenti. Qualcosa di analogo a quanto si può provare quando ci si affaccia per la prima volta sull’orlo del Gran Canyon o aggirandosi tra le meravigliose formazioni del Canyonlands National Park, nello Utah.
Se avrete la fortuna di visitare questo luogo unico, il mio consiglio è di assaporare i più scenografici overlooks e view-points con una luce adeguata: mai durante le ore centrali della giornata quando le ombre sono pressoché assenti e manca ogni tipo di rilievo per apprezzare i piani che si succedono in sequenza ed in lontananza. Alzatevi presto e rientrate dopo il tramonto, solo così potrete godere appieno dello spettacolo naturale che vi si parerà innanzi con variopinti calanchi, castelli, pinnacoli, guglie, vere e proprie cattedrali messi in risalto dalle ombre allungate su diversi livelli di pianura. Ciò vale, naturalmente e a maggior ragione, per chi si diletta di fotografia. Nelle ore intorno al mezzogiorno, le meno propizie, entrate nel Visitor Center, guardate la preparazione dei fossili nel laboratorio paleontologico e fate un bello spuntino in una delle picnic areas.
Ma non lasciate il Parco senza esservi addentrati al suo interno a piedi, magari fuori pista, fuori dai sentieri consigliati, non distratti dalla presenza di altri turisti con non siano i vostri compagni o accompagnatori. In tal modo vi sentirete quasi soverchiati dalla grandiosità del paesaggio, riuscirete a cogliere particolari impossibili da notare altrimenti, colori che da lontano era difficile apprezzare e vi imbatterete senza dubbio in qualche fossile dei sedimenti oligocenici o in qualche piccolo animale che popola queste terre disabitate.
Alla fine degli anni ’80, mi sono addentrato per qualche km con un caro amico nel frammento di Parco attraversato dalla statale 589/27, appena a sud di Scenic (non aspettatevi un paesino, vi vivono meno di 10 anime e c’è giusto un cartello segnaletico; ciononostante, in quegli anni c’era perfino una cabina telefonica da cui telefonai a casa in Italia con addebito al ricevente: non esistevano i cellulari). Non avevo neppure una macchina fotografica e ricordo di aver avuto seri problemi ad orientarmi e a trovare la via del ritorno, senza una bussola o un moderno GPS.
Sono tornato recentissimamente sulle medesime tracce, dopo più di 30 anni, nell’ora precedente il tramonto e armato di fotocamera digitale.
Le sensazioni sono state esattamente le stesse della prima volta: stupore per i colori del paesaggio, consapevolezza di essere una formichina nell’immensità della natura; e, sembra una contraddizione, percezione del vero e proprio ‘rumore’ che genera il silenzio assoluto. In una situazione del genere si riesce a sentire amplificato anche il più piccolo fruscio del vento e perfino il lieve rumore che proviene dal nostro battito cardiaco.
Durante quest’ultima camminata ho fotografato anche la tartaruga fossile ed il cranio di oreodonte, scoperti dall’erosione degli elementi.
Il set naturale di foto mozzafiato
La fotografia nel magnifico BNP offre straordinarie possibilità a tutti, ma le ore migliori per scattare sono naturalmente quelle dell’alba e del tramonto, quando le ombre lunghe danno rilievo al paesaggio delle guglie e quando la luce gialla, aranciata e rossastra aggiungono tonalità impensate alla già ricca colorazione dei sedimenti argillosi e sabbiosi.
Allo scopo, oltre al Badlands Loop e alla Sage Creek Road, si consiglia di percorrere alcuni sentieri: il Door Trail, il Notch Trail ed il Windows Trail, tutti dotati di meravigliosi punti di vista, ora sul Muro, ora sulla prateria e sulle Badlands, ora sul White River, ora su spettacolari e coloratissimi canyon.
La strada sterrata della Sheep Mountain Table, che si imbocca poco a sud di Scenic, è consigliabile solo a chi ha noleggiato un fuoristrada e non durante o dopo una forte pioggia, ma costituisce un magnifico punto di vista fotografico al tramonto sulla sezione meridionale del parco.
E comunque bene tenere sempre la fotocamera vicina, mentre si percorre la Sage Creek Road, lungo la quale gli avvistamenti di mammiferi e di altra fauna sono piuttosto frequenti.
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