Ogni anno, verso aprile e maggio, torna in Italia uno degli uccelli più sorprendenti e affascinanti della nostra avifauna: il succiacapre (Caprimulgus europaeus). Il nome stesso incuriosisce. Furono alcuni autori greci e latini come Aristotele e Plinio a descriverlo come volatile che frequenta le aree destinate alla pastorizia, dove capre e pecore si alimentano tra gli incolti erbacei. Proprio in questi areali, i succiacapre vanno in cerca di insetti, dai moscerini alle falene, che catturano in volo. Il fatto che frequentino le zone dove pascolano gli ovini e, in virtù dei voli sfarfallanti e della loro abitudine di nascondersi “sdraiati” sul terreno, hanno lasciato spazio a interpretazioni fantasiose. L’ipotesi che potessero attaccarsi alle mammelle delle capre è solo fantasia ma ha determinato la genesi del loro nome.
I succiacapre sono uccelli migratori e hanno i loro areali di svernamento nel cuore dell’Africa. La fenologia e le rotte delle migrazioni a lunga distanza dei succiacapre europei sono ben conosciute per gli individui dell’Europa occidentale, che migrano all’interno delle rotte aeree dell’Atlantico orientale e del Mediterraneo, mentre sono poco noti gli spostamenti delle popolazioni provenienti da altre parti dell’areale riproduttivo eurasiatico. Infatti, ci sono succiacapre della stessa specie che vivono in Europa e che si riproducono perfino in Mongolia.
Un viaggio da record
Uno studio pubblicato su una delle riviste di ornitologia più prestigiose, come il Journal of Ornithology, dal titolo “Migration routes and timing of European Nightjars (Caprimulgus europaeus) breeding in eastern Mongolia”, ha evidenziato informazioni davvero sorprendenti e particolari. Il viaggio che compiono questi piccoli uccelli insettivori, delle dimensioni di un merlo, è straordinario.
Secondo il team di ornitologi capitanato dal professor Lathouwers i succiacapre che si riproducono in Cina, Mongolia e nell’Est asiatico compiono migrazioni che hanno dell’incredibile, con oltre 15.000 km percorsi a ogni viaggio. Lo studio è stato effettuato catturando molti succiacapre in Mongolia ai quali sono stati applicati, oltre all’anello alfanumerico, anche un datalogger che ha permesso di seguire con il satellite gli spostamenti, ma anche di rilevare dati sul campo magnetico, sulla pressione dell’aria e sull’intensità della luce per verificare se il viaggio fosse compiuto di notte o di giorno. I succiacapre mongoli hanno iniziato la migrazione autunnale alla fine di agosto e raggiunto i luoghi di svernamento nell’Africa sud-orientale alla fine di novembre e all’inizio di dicembre, con una media di 102 giorni intercorsi tra la partenza dal sito di riproduzione e l’arrivo nel sito di svernamento.
Lo studio ha permesso di seguire un certo numero di individui, comprendendo che i succiacapre hanno una rotta ben definita che li porta a girare attorno al deserto del Gobi e a compiere deviazioni per evitare i deserti e le montagne del Mar Caspio. È un viaggio estenuante quello condotto da questi uccelli che prevede l’attraversamento del Golfo Persico come tratto di mare più esteso. Poi la migrazione prosegue lungo le coste orientali dell’Africa, dove i succiacapre scelgono di fermarsi con altri individui che, partiti dalla Mongolia, riescono a raggiungere persino il Sudafrica.
Per darvi un’idea della straordinaria capacità di questi uccelli, la distanza minima di migrazione per i succiacapre mongoli è circa due volte più lunga della distanza di migrazione descritta per i succiacapre che si riproducono in Europa.
Lo studio condotto prosegue per cercare di confermare e approfondire queste conoscenze, che possono essere utili a comprendere anche la migrazione di altre specie con fenologia simile come l’Upupa, il Cuculo e il Falco cuculo.
Resta comunque lo straordinario viaggio compiuto da questo piccolo, mimetico uccello che aveva addirittura suggestionato Aristotele e Plinio.
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