Le montagne della Majella sono molto diverse dalle altre cime appenniniche italiane. Niente morbidi cucuzzoli verdi circondati da foreste di faggio, ma paesaggi rocciosi e valli profonde e poco accessibili, che hanno fatto di questi luoghi una delle aree più selvagge del Paese.
Un bellissimo sentiero di crinale consente di esplorare questi habitat assai rari in Appennino, dalle praterie di quota della Majelletta fino alle vette del Monte Focalone e della Cima delle Murelle, dove si nascondono alcuni tra i fiori più belli e rari dell’Appennino e i famosi camosci d’Abruzzo.
Partenza dal Pomilio
Il sentiero prende il via nei pressi della Majelletta, a ridosso del rifugio Bruno Pomilio (1.895 metri) e dell’impianto con le antenne e i ripetitori. Una strada asfaltata consente di immergersi nel paesaggio di quota della Majella passando lungo il crinale.
Il tracciato sale dolcemente per un paio di chilometri, regalando bellissimi scorci sul versante orientale del Parco Nazionale, con le vette del Monte d’Ugni più a est. Guardando con il binocolo tra le rocce sporgenti e i pini è facile vedere un culbianco che sorveglia il proprio territorio o, se fortunati, il volo maestoso dell’aquila reale, che nidifica tra queste cime.
La strada è ampia e asfaltata fino alla piazzola del Blockhaus (2.068 metri), da dove si procede a destra, lungo un ampio prato circondato da distese di pino mugo. Tenendosi sempre sulla destra (direzione Monte Amaro) si supera il corpo roccioso del Blockhaus (2.140 metri) per proseguire verso Monte Cavallo (2.171 metri).
Verso la tavola dei Briganti
Il sentiero si snoda sul fianco di un pendio roccioso, intervallato da piccole radure e distese di pino mugo. Alcune rocce calcaree di enormi dimensioni, trasportate qui da un antico ghiacciaio, sono punti panoramici strepitosi su gran parte del Parco: di fronte si scorgono le cime rocciose del Monte Focalone e delle Murelle, mentre a Ovest la Valle dell’Orfento immersa nelle foreste di faggio.
Proseguendo verso le montagne più alte si arriva alla piccola fonte di Sella Acquaviva (2.118 metri), potabile e attiva anche in piena estate. Non lontano si trova la tavola dei Briganti, che però non è ben segnata (c’è una deviazione circa 200 metri prima della fonte, sulla sinistra).
Si tratta di una raccolta di iscrizioni, firme e simboli tracciati quasi due secoli fa su lastroni calcarei da pastori, viandanti e fuggiaschi ostili al Regno di Napoli.
Superata la fonte, il sentiero punta deciso per la vetta del Monte Focalone, un luogo ideale per apprezzare i colori delle fioriture estive della Majella: il blu intenso delle grandi genziane dell’Appennino (Gentiana dinarica), che crescono alla base dei pini e tra i ciuffi di erba, o le campanule (Campanula schuetzeri), che riempiono le rocce chiare di sbuffi viola-turchesi.
Le radure coperte di pietre e detriti, invece, sono punteggiate dai piccoli cespugli gialli della violaciocca della Majella (Erysimum majellenese) e del glasto dell’Appennino (Isatis appennina), e dai cuscini bianchi e verdi della peverina di Thomas (Cerastium thomasii) e del camedrio alpino (Dryas octopetala).
L’anfiteatro delle Murelle
Verso ovest, sotto le rupi del Focalone, i gracchi corallini, caratteristici corvi di montagna, manovrano senza sosta a pochi metri dalle rocce.
Tagliando ancora il versante in direzione sud-est si giunge in prossimità di un piccolo ricovero giallo, il bivacco Fusco (2.455 metri), dove lo sguardo spazia sull’anfiteatro delle Murelle, un antico circo glaciale di meno di un chilometro di diametro, definito dalla Cima delle Murelle (2.596 metri) a est e dal Monte Focalone (2.676 metri) a ovest.
Sui pendii rocciosi non è raro vedere i bellissimi camosci d’Abruzzo, sottospecie endemica dell’Appennino presente con più di duemila unità nei parchi del Centro Italia. Dotato di corna più lunghe (30 centimetri contro i 20 dei camosci alpini), manto estivo rossastro e mascherina nera sul viso, è presente qui con decine di esemplari, frutto di una reintroduzione condotta negli anni ‘90.
Fino in cresta e ritorno
L’ascesa alla vetta del Monte Focalone prosegue su un sentiero di cresta molto panoramico: il paesaggio è spoglio, con una distesa infinita di roccia calcarea in pezzi e i colori dalle fioriture di quota.
La cima regala una vista a 360° sulle montagne circostanti, con la cresta a sud-ovest che conduce al Monte Amaro (2.793 metri) e quella più ampia a est che prosegue in direzione del Monte Acquaviva (2.737 metri) e della Cima delle Murelle.
Il cammino a questo punto proseguirebbe verso le Murelle, ma il sentiero risulta danneggiato in diversi punti ed è facile perdere la via.
Per rientrare, quindi, è meglio ritornare al bivacco Fusco. Da lì si può prendere una variante sulla destra, fino al canalone che passa sotto le Murelle e proseguire fino a ritrovarsi alla fonte Acquaviva, da dove si riprende il sentiero dell’andata e in circa un’ora e mezza si rientra al parcheggio della Majelletta.
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