Per colpa della caccia di frodo, la Tanzania ha perso due terzi della sua popolazione di elefanti in soli 4 anni. Un esercito di bracconieri armati di fucile e motosega ha rifornito la crescente richiesta di avorio che arriva dalla Cina.
Sorvolando la Riserva di Selous, in Tanzania, Howard Frederick non poteva credere ai suoi occhi: una completa assenza di elefanti e, al loro posto, pile di ossa sparpagliate sul terreno. Il suo team di ricercatori ha effettuato censimenti aerei della popolazione selvatica nella Riserva nel 2014 e 2015: “Sorvolando aree dove si avvistavano abitualmente dozzine di elefanti, c’era una totale mancanza di vita, un vuoto”.
Dopo essere stata pionieristica a stabilire nel 1980 il divieto di esportazione di avorio, la Tanzania è ora diventata più compiacente nello sfruttamento delle sue ricchissime risorse naturali. Con la sua fama di regno dell’avorio e sito dell’Unesco, il Selous Park ha procurato al paese africano 9 milioni di dollari di entrate dal turismo, ma il governo della Tanzania ne ha reinvestito solo il 20% per la gestione del parco.
I pochi rangers a tutela della fauna selvatica sono impotenti e demoralizzati, lavorando con insufficienti armi, accampamenti e postazioni.
Guidati da trafficanti criminali con base a Dar es Salaam, i cacciatori di frodo lavorano invece in team fortemente meccanizzati e organizzati.
Come conseguenza, la popolazione di elefanti nel Selous Park che nel 1976 era stata censita in circa 100 mila esemplari, nel 2013 era scesa a 13 mila. E in un solo anno, dal 2013 al 2014, la popolazione è stata decimata del 60%.
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