Stop a qualsiasi forma di prelievo venatorio nel versante laziale delle zone contigue all’area protetta del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, habitat dell’orso marsicano.
È questo quanto espresso dal Tribunale Regionale Amministrativo del Lazio che ha accolto il ricorso presentato da un gruppo di associazioni ambientaliste.
Il ricorso delle associazioni
Ad appellarsi al TAR sono state ENPA, LAC, LAV e WWF Italia, fortemente preoccupate per l’atto approvato a fine settembre dal presidente della Regione Lazio, che autorizzava in maniera illegittima e insensata “il prelievo venatorio nel versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone Speciali di conservazione con presenza di Orso marsicano”.
«Oltre a vigilare con le nostre Guardie volontarie impugneremo anche il calendario venatorio della Regione Lazio con un ricorso che verrà discusso a breve», hanno detto le associazioni.
Fermare le doppiette per salvare l’orso
Il ricorso è stato curato dall’avvocato Valentina Stefutti; tra le irregolarità evidenziate dalle sigle ambientaliste c’era il mancato parere richiesto dalla Regione Lazio all’ISPRA, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e il massimo organo di consulenza tecnico-scientifica che si era già raccomandato, in precedenza, di “assicurare il divieto di caccia nell’area di protezione esterna del Parco d’Abruzzo, vista l’urgente necessità di tutelare il nucleo di esemplari di orso marsicano presente nella regione Lazio”.
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