Mettere in vendita sul ghiaccio astici, granchi ed aragoste ancora vivi è una pratica che costituisce sicure sofferenze per i crostacei e, per questo, deve essere vietate e non può più essere considerata accettabile.
È una sentenza storica quella pronunciata dalla Corte Suprema di Cassazione e destinata a cambiare il modo in cui questi crostacei sono normalmente venduti.
Il caso
Il fatto ha origine dalla denuncia ai danni di un ristoratore di Campo Bisenzio, il quale conservava i crostacei sotto ghiaccio e con le chele legate.
Condannato dopo la denuncia della Lav a 5mila euro per maltrattamenti di animali (ex art. 727 del codice penale), il ristoratore ha voluto impugnare la sentenza e arrivare fino al massimo grado di giudizio dove è stato espresso lo stesso parere: si tratta di una pratica crudele – come confermato anche dalla letteratura scientifica – e che non può più essere tollerata.
Soddisfazione degli animalisti
A favore della sentenza della Cassazione si è espressa anche la Lega Anti Vivisezione, che nel processo si era costituita parte civile.
«Grazie a questa nuova sentenza, viene sancito giuridicamente un principio che ormai ha anche la letteratura scientifica dalla propria parte: questi animali soffrono come gli altri e il ghiaccio li brucia – ha commentato il presidente della Lav Gianluca Felicetti -. Pur in attesa di una Legge che lo dica esplicitamente, questa consuetudine è un reato e tutte le forze di Polizia sono chiamate a intervenire».
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