“Se prendi dentro delle ragnatele su un sentiero vuol dire che di lì non è ancora passato nessuno”.
Così l’Alfio Sala, naturalista e fotografo in quel di Casatenovo (Lecco). Il suo commento risuona a volte, quando il mio cammino incrocia una tela di ragno. Il pensiero di essere il primo a passare per una landa, ancorché in circostanze particolari e in luoghi adusi alla presenza umana, solletica l’immaginario dello scrivente e non solo. Il tutto accompagnato però dal dispiacere per aver danneggiato sì mirabile struttura naturale.
Ma quante ragnatele ci possono essere in un luogo? Il pianeta aracnidi è per il sottoscritto tuttora insondato ed insondabile. 3-4 atlanti su ragni e affini occupano meritato spazio nella mia biblioteca da naturalista ma sono state finora risorse, ahinoi, poco feconde. Saper classificare ragni, acari e opilionidi è ancora operazione da iniziati. Ma ciò non impedisce di rimanere colpiti dalla grande quantità di tele si mostrano allo sguardo in alcune circostanze. Le timide rugiade di questo autunno anomalo per temperature e siccità giocano un ruolo non da poco.
È il 14 novembre 2015 e alla Vasca Volano ad Agrate Brianza (MB) – sito che meriterebbe spazio su queste pagine – teorie e mosaici di ragnatele gratificano l’occhio e l’obbiettivo della digitale. Un naturalista che si rispetti dovrebbe effettuare, nella circostanza, un ancorché sommario conteggio. Niente di tutto questo: per una volta, giusto qualche istantanea. E qualche nota. Se vogliamo cercare queste tracce della presenza dei ragni, possiamo ispezionare dappertutto: le cortecce degli alberi, le cavità dei tronchi, il terreno. Ebbene sì: molte specie costruiscono la propria ragnatela nei buchi del suolo.
Esiste poi qualche trucco del mestiere. Spruzzare un poco di vapore acqueo con un nebulizzatore tra le chiome di una siepe o tra le erbe di un prato rende, magia, visibili le opere dei ragni. L’ho fatto solo una volta o due, devo ammetterlo, e sempre ad Agrate Brianza, con alunni e insegnanti della locale scuola primaria: il tema la natura in contesti urbani, gli scenari vie, cortili ed aiuole. Poi basta. A volte, applicare anche in un ambito scientifico, sebbene sui generis, un pizzico di filosofia zen può avere il suo fascino. Sia la natura, allora, a disvelare i suoi tesori secondo proprie coordinate spazio-temporali.
A noi, suoi umili appassionati, saper essere nel luogo e nel momento adatti.
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