Tenere i cani legati alla catena è purtroppo una pratica ancora molto, troppo, diffusa in tutta Italia, anche, seppur in modo minore, nelle Regioni che hanno emesso provvedimenti di divieto di tenere i cani legati. In realtà anche nelle Regioni dove la norma lo proibirebbe sono pochi i controlli, molte le deroghe e altrettante le mancate applicazioni della legge, perché ancora non si comprende l’importanza di detenere in modo corretto i cani. Non si ritiene un comportamento grave quello di legarli alla catena, di non consentirgli di socializzare e tante altre forme di privazione che i veterinari pubblici, che in genere eseguono i controlli con le forze di polizia, non riconoscono come contrarie al benessere degli animali e causa di sofferenza.
Consuetudini dure a morire
Per questo la catena viene vista come una sorta di abitudine, codificata da consuetudini dure a morire, eppure chiunque conosca le necessità etologiche dei cani, valutando con attenzione sia le ricadute sul loro benessere, sia i pericoli ai quali sono esposti gli animali legati, non fatica certamente a riconoscere queste condizioni come afflittive per i cani.
Per questo è importante cercare di far comprendere, non solo ai detentori ma anche agli organi di controllo, come quella della catena sia una pessima abitudine da stroncare. Un cane non deve vivere in una condizione di costante isolamento, senza poter avere contatti frequenti con altri cani o con le persone, senza possibilità di esplorare il territorio e di mettere in atto comportamenti naturali per la sua specie.
Senza contare che un cane legato è esposto a una serie di pericoli, non potendo scappare in caso la fuga diventi una necessità per restare in vita. Ci sono molti allarmismi, per riportare casi di cronaca noti, su cani che sono stati predati dai lupi ma pochi raccontano che questi casi si sono verificati perché i cani erano legati, senza possibilità di fuga, oppure chiusi fuori dalle abitazioni senza controllo dei conduttori.
Per questo sono diventati facili prede dei lupi: come tutti i predatori anche loro cercano di procurarsi cibo con il minor dispendio di energie possibile. Per questa ragione un cane legato a catena diventa un facile obiettivo, un pasto a basso costo. Nulla di strano, nulla che possa far pensare a una pericolosità del lupo per le persone, come spesso viene raccontato, ma solo un problema, per il cane, creato da chi avrebbe avuto la responsabilità di custodirlo correttamente.
Identico discorso vale in presenza di altri fattori di rischio, sempre più frequenti, come incendi e inondazioni. Gli animali legati, in queste situazioni, non hanno possibilità di scampo e sono destinati a fare una morte atroce, preceduta da un periodo di grande sofferenza causata dalla percezione del pericolo aggravata dall’impossibilità di poter scappare.
Situazioni che si possono creare anche per gli animali custoditi in recinti isolati, lontani dalle abitazioni, come spesso ancora avviene per cani da caccia, spesso lasciati dai cacciatori in stalli di fortuna per non creare disturbo ai vicini di casa. Una pratica che dovrebbe essere già considerata non consentita, potendo rientrare in molti casi nelle condotte punite dall’articolo 727 del Codice Penale, che vieta la detenzione degli animali in condizioni incompatibili con la loro natura.
Il percorso per garantire diritti reali agli animali è ancora molo lungo, nonostante i buoni propositi e i principi enunciati in leggi e trattati e ora inseriti persino nella nostra Costituzione.