Sono circa 30 anni che mi occupo di fotografia naturalistica. All’inizio, ero convinto che bastasse avere una macchina fotografica sofisticata per ottenere i risultati desiderati. Col passare del tempo mi resi conto che occorreva possedere innanzitutto una profonda conoscenza del territorio, dell’animale e delle sue abitudini di vita.
Fra tutte le specie da me osservate e fotografate, gli uccelli da preda sono quelli che hanno richiesto più di qualsiasi altro animale pazienza e dispendio di energie.
Il falco pellegrino è il rapace a cui ho dedicato più tempo e passione. Per circa 15 anni ho girato in lungo e in largo la Sardegna, localizzando numerose coppie nei diversi siti di nidificazione. Decine e decine di capanni mimetici costruiti con la vegetazione locale nelle immediate vicinanze degli abituali posatoi, non molto distanti dal sito di nidificazione, mi hanno permesso nel tempo di ottenere centinaia di scatti, alcuni dei quali molto importanti, con cui ho documentato gli aspetti più segreti della vita di questo predatore.
Un’altra importante tecnica che ho più volte utilizzato è un sistema di autoscatto controllato a distanza; dopo aver posizionato la macchina fotografica nei punti strategici abitualmente frequentati dal falco pellegrino, aspettavo pazientemente il momento propizio per poter effettuare le foto, senza che lui si accorgesse di niente. Ho fatto ricorso a questa tecnica soprattutto nelle fasi delicate dell’accoppiamento e della cova, in modo tale da arrecare il minimo disturbo alla coppia.
Gianni Sirigu, fotografo e autore
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