Alla fine è prevalso il fronte del sì: gli Stati membri hanno votato a favore della proposta della Commissione Europea di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato sul suolo europeo per altri 5 anni.
Inascoltata la voce dei cittadini
Secondo Slow Food, il voto mostra come la maggior parte dei governi europei non abbia rispettato il volere di oltre un milione di cittadini europei, che negli scorsi mesi avevano dato battaglia affinché il glifosato fosse definitivamente bandito dal Vecchio Continente.
«Il voto espresso rappresenta una decisione politica che va contro i cittadini, una decisione che non ha tenuto conto dell’indirizzo del Parlamento e che antepone il profitto alla sostenibilità e alla salute dell’ambiente e delle persone. Sono decisioni di questo tipo che allontanano i cittadini dall’Europa», ha detto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food.
Parole critiche sono giunte anche da Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia e che ha definito «una tragedia» l’esito della votazione.
«L’uso del glifosato andava fermato subito, non ha alcun senso il rinnovo di altri 5 anni: così si ignora completamente il principio di precauzione – ha detto Pascale -. Ci ritroveremo tra 5 anni a contare i danni del glifosato, in un contesto peggiorato dalle condizioni climatiche».
Una truffa ai danni dell’ambiente
Anche il WWF ha espresso preoccupazione per l’esito della votazione. «La proroga di cinque anni per un erbicida sospetto di cancerogenicità è la negazione totale del principio di precauzione su cui sono nate le politiche di tutela ambientale e della salute dell’Unione Europea – ha fatto sapere con una nota l’associazione ambientalista –. Il comitato che ha esaminato la richiesta ha concesso la proroga per via del fatto che la Germania si è schierata nel fronte del sì. Si tratta di una brutta pagina anche per il governo tedesco e che lascia pensare al fatto che – dopo l’acquisizione di Monsanto da parte della Bayer – il governo di Berlino pensi meno alla protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini».
Ha fatto eco anche Maria Grazia Mammuccini, portavoce della campagna #stopglifosato che ha raccolto in 4 mesi un milione e 300mila firme per dire no all’erbicida. «Il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri 5 anni rappresenta un’autentica truffa ai danni dei cittadini europei e dell’ambiente – ha spiegato la portavoce della coalizione –. Le 51 associazioni che fanno parte della coalizione, congiuntamente al grande movimento di cittadini che si sono mobilitati in Italia e in Europa, aveva chiesto lo stop immediato per una sostanza sicuramente dannosa, al di là delle polemiche sulla cancerogenicità. Come sappiamo, i cosiddetti Monsanto papers hanno svelato le pressioni e le interferenze della multinazionale produttrice sulle istituzioni di controllo europee».
Quali stati hanno votato a favore e quali contro
Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Lettonia, Lituania, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Regno Unito sono gli stati che hanno espresso voto favorevole alla proroga.
Hanno votato no, invece, oltre all’Italia anche Belgio, Grecia, Francia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Malta e Austria. Posizione neutrale per il Portogallo, che ha deciso di non schierarsi e di astenersi dalla votazione.
I dubbi sulla sicurezza del glifosato
Introdotto sul mercato nel 1974, il glifosato nel 2015 è stato classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come «probabilmente cancerogeno per l’uomo».
Solo due mesi dopo aver sentito il parere della Iarc, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è giunta alla conclusione opposta: a suo avviso, infatti, il glifosato è «improbabile che possa rappresentare un pericolo cancerogeno per l’uomo». Tuttavia, secondo alcuni gli studi, il dietrofront sarebbe giunto dopo aver analizzato alcuni studi commissionati proprio dalla Monsanto e, quindi, fortemente parziali.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com