Sabato 12 dicembre ricorrerà il 5° anniversario della COP 21 e dell’Accordo di Parigi (12.12.2015).
A Parigi i Paesi del mondo hanno sottoscritto un trattato giuridicamente vincolante che li impegna a mantenere il riscaldamento globale al di sotto del 2 °C, il limite massimo scientificamente consigliato, ma con l’auspicio di non superare 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali.
Ci si domanda se a cinque anni di distanza sia stato fatto abbastanza per evitare la catastrofe climatica.
Su alcuni obiettivi i risultati sembrano non arrivare
Le emissioni nel 2019 sono salite da 50 miliardi di tonnellate del 2015 a circa 55 miliardi di tonnellate (dati: Unep). Il blocco dei movimenti durante il lockdown della scorsa primavera ha rivelato una verità scomoda: anche quando i trasporti, l’industria e il commercio si arrestano, la maggior parte delle emissioni rimane intatta. Per raggiungere gli obiettivi di Parigi è necessario, quindi, un cambiamento sistemico che non si limiti ai soliti e banali provvedimenti contro le auto, ma che si rivolga soprattutto alla produzione di energia.
Nel frattempo, il mondo continua a perdere ogni anno immense aree di foresta, oltre a prosciugare torbiere e zone umide. L’aumento della temperatura ha già superato 1 °C rispetto ai livelli preindustriali e gli eventi climatici catastrofici hanno colpito tutto il mondo, dagli incendi in Amazzonia, in Australia e negli Stati Uniti, agli uragani, allo scioglimento del permafrost in Siberia.
Buoni risultati, invece, si stanno registrando nell’ambito della riduzione dei combustibili fossili.
Quest’anno, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, le energie rinnovabili costituiranno circa il 90% della nuova capacità di produzione nel mondo. I prezzi delle energie rinnovabili stanno scendendo velocemente. Anche i prezzi del petrolio sono scesi, ma in questo caso la riduzione dei profitti per le Compagnie petrolifere ne diminuisce il “peso politico” a beneficio di produzioni energetiche carbon-neutrali.
Anche la mobilità elettrica e ibrida ha avuto uno sviluppo più veloce del previsto, perché le Case automobilistiche hanno svoltato con convinzione verso le tecnologie a basse emissioni di carbonio.
Un’ombra sul futuro delle risorse idriche aleggia a Wall Street
Il cambiamento climatico che si intende combattare con gli Accordi di Parigi ha tra le sue prime e più evidenti conseguenze la siccità e la scarsità d’acqua di qualità per una crescente quantità di popolazione: due miliardi di persone in tutto il mondo. La scarsità di risorse idriche colpirà due terzi della popolazione nei prossimi quattro anni. Il futuro a medio termine non andrà meglio, secondo gli investitori di Wall Street che proprio questa settimana iniziano a scommettere sulla scarsità d’acqua. Sul mercato finanziario verranno trattati futures sull’acqua, trattata come merce e scambiata a Wall Street al pari di petrolio e oro.
Rimane la domanda di come questa mercificazione dell’acqua possa conciliarsi con la risoluzione della Assemblea delle Nazioni Unite 64/92 del 28 luglio 2010 che ha riconosciuto che «Il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico sanitari è un diritto dell’uomo essenziale alla qualità della vita e all’esercizio di tutti i diritti dell’uomo».
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com