Al giorno d’oggi, il museo di Storia Naturale non è una semplice raccolta di vecchi esemplari di animali tassidermizzati, piante essiccate o minerali abbandonati dentro a una teca, spesso provenienti da vecchie collezioni: è un luogo vivo, un registro delle nostre conoscenze sul mondo che ci circonda e sulle creature che lo abitano, con la funzione specifica di fare sia ricerca, sia didattica. Eredi delle antiche Wunderkammer o “camere delle meraviglie” tipiche del Cinquecento (ma con origini ben più remote), queste collezioni hanno via via assunto un ruolo sempre più importante nello studio scientifico del mondo naturale. In molti però ignorano che questo cambiamento del museo naturalistico da luogo di puro intrattenimento a centro di ricerca scientifica fu merito, in buona parte, di uno scienziato italiano.
Ulisse Aldrovandi (1522-1605), bolognese, fu uno dei più grandi scienziati della natura del suo tempo e fu indubbiamente uno dei primissimi fautori del moderno museo di Storia Naturale.
“Non ho mai descritto nulla senza averlo prima visto con i miei occhi e aver esaminato l’anatomia delle sue parti esterne e interne.”
Aldrovandi fu uno dei più ferventi promotori dell’osservazione diretta di animali e piante, di rocce e paesaggi, della conservazione di esemplari originali e della loro rappresentazione grafica, al fine di avere una descrizione completa e dettagliata di ogni aspetto del mondo naturale. Dopo una gioventù piuttosto travagliata (a dodici anni scappò di casa per recarsi a Roma a piedi, in cerca di nuove opportunità), Aldrovandi si dedicò a studi umanistici prima (lettere, diritto e filosofia) e scientifici poi (matematica e medicina). Divenne ben presto uno stimato e riconosciuto uomo di cultura, al punto che per lui venne creata la prima cattedra di Scienze Naturali all’Università di Bologna, nel 1561. Appassionato di scienza e sostenitore dell’utilità pratica che questa dovesse avere nella vita di ogni giorno, Aldrovandi si prodigò nel promuovere la medicina e le cure più adeguate per i propri concittadini, pur senza aver mai praticato la professione medica. Fu autore dell’Antidotarium, che conteneva dettagliate descrizioni sulla preparazione di infusi e medicine, destinato principalmente ai farmacisti del tempo.
Ma l’interesse principale di Aldrovandi fu sicuramente il mondo naturale e la ricerca della conoscenza completa, assoluta delle sue infinite forme e varietà. Così nel 1568 convinse il Senato bolognese a creare l’Orto Botanico di cui divenne direttore e di cui rimase a capo per 38 anni consecutivi. Affiancò la sua attività di docente alla creazione di enormi registri in cui venivano descritti minuziosamente animali, piante e minerali provenienti da tutto il mondo. Aldrovandi era convinto che all’insegnamento teorico del mondo naturale bisognasse fornire agli studenti la possibilità di osservare con i propri occhi i reperti descritti, in modo fornire loro una chiara comprensione di ogni minimo dettaglio.
Consapevole dell’incompleta (e talvolta errata) descrizione del mondo naturale presente nei testi classici (da Aristotele in avanti) e sospinto delle grandi scoperte che arrivavano ogni giorno dalle terre quasi inesplorate delle Americhe, dell’Africa e dell’estremo Oriente, Aldrovandi si fece aiutare da scienziati, esploratori e illustratori per raccogliere reperti e catalogare tutte le conoscenze del suo tempo sul mondo naturale. Nonostante questo impegno, però, Aldrovandi fu comunque figlio del suo tempo, e così nei suoi testi non mancano leggende, elementi magici e animali immaginari (celebre fu il suo Monstrorum Historia, pubblicato postumo nel 1642). Ciononostante, il risultato finale di decenni di ricerche fu una maestosa collezione di volumi riccamente illustrati, contenenti buona parte dello scibile umano sulla natura disponibile ai tempi e, soprattutto, una straordinaria raccolta di reperti di animali, piante e minerali rari o poco conosciuti. La sua collezione divenne così il primo, autentico museo di Storia Naturale moderno.
Buona parte della sua imponente raccolta è tuttora visitabile a Bologna, nel Museo Aldrovandiano presso Palazzo Poggi, ma non è necessario visitare quella specifica esposizione per toccare con mano la sua eredità: praticamente ogni museo di Storia Naturale nel mondo, ancora oggi, rispecchia la sua visione.
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