Un tempo erano chiamati barbari quelli che premevano alle porte delle isole fortunate, dove la civiltà era fiorita più che altrove, e reclamavano il proprio turno, stanchi di essere esclusi. Saccheggiavano, distruggevano e alcune volte diventavano portatori di prospettive rigenerate.
Dall’ultimo scorcio del Novecento, invece, sta accadendo qualcosa di insolito nella storia dell’umanità. I nuovi barbari – cosi appaiono a noi, boriosi occidentali, tutti gli altri, anche quelli che per millenni hanno accumulato saperi e sensazionali scoperte – invece di abbattere il nostro modello hanno deciso di copiarlo.
Questo processo di omologazione rassicura. Piace credere che senza scontri di civiltà il mondo possa diventare un luogo sempre più sicuro dove vivere.
Il capitalismo ha affrancato dalla povertà assoluta un numero altissimo di persone, nessun sistema economico precedente è riuscito a fare altrettanto. C’è però, come sempre, l’altro lato della medaglia. Le disuguaglianze non si sono affievolite, anzi un numero sempre più ristretto di persone detiene ricchezze inverosimili impedendo di fatto una ridistribuzione più equa di tutto il benessere generato. La crisi ambientale accelera e le conseguenze del cambiamento climatico, dello sfruttamento di risorse non riproducibili e della perdita di biodiversità sono ormai fin troppo evidenti.
C’è un ragionevole sospetto: il sistema prevalente potrebbe distruggerci se lasciato senza controllo. Che fare allora? Da qualche tempo Muhammad Yunus, economista bengalese, premio Nobel per la pace nel 2006, conosciuto come il banchiere dei poveri per avere sviluppato il concetto dei microcrediti, cioè piccoli prestiti destinati a quanti non hanno garanzie da offrire ai circuiti bancari tradizionali, ha avanzato una ricetta: creare un mondo a tre zeri. Zero emissioni inquinanti, zero concentrazioni della ricchezza e zero disoccupazione.
Un mondo a tre zeri permetterebbe di risolvere la questione climatica, offrirebbe tante nuove opportunità di lavoro e porrebbe fine allo scandaloso club a nove zeri. Una simile riforma richiede la partecipazione di tutti noi. Yunus sostiene che, se ci impegnassimo a fondare club a tre zeri nella scuola che frequentiamo, nell’azienda dove lavoriamo, nel quartiere dove viviamo e coinvolgessimo nella sfida altre cinque persone che si comportano allo stesso modo, il nuovo paradigma potrebbe diffondersi con rapidità sorprendente.
Crederci non costa niente. Partecipare attivamente al progetto richiede qualche fatica. Alla fine, però, potremmo considerarci parte del nuovo club di quelli che sono entrati nella cabina di pilotaggio e hanno preso in mano la cloche per virare e salvare l’astronave Terra.
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