Le strutture in fibra di carbonio hanno elevatissime prestazioni: leggerissime, rigide e durevoli. Le troviamo utilizzate nella Formula 1, sugli aerei di linea, nelle bici da corsa, nelle racchette da tennis, nelle canne da pesca…
Sono realizzate con tessuti e filamenti derivati dalla grafite, impregnati con resine epossidiche. Il problema è che il 90% della produzione di resine epossidiche è basato sull’uso di bisfenolo A, che ha effetti tossici e cancerogeni. E la grafite è di origine fossile: un’accoppiata poco ecosostenibile!
Cosa fare, dunque? Tornare a giocare a tennis con le racchette di legno, usare solo pesanti bici in tubi di ferro? Potrebbe essere… ma avere aerei più pesanti e meno sicuri, auto più pesanti e meno efficaci, ne aumenterebbe i consumi! E così via, pensando a tutti gli altri impieghi: c’è sempre il rovescio della medaglia.
Per fortuna, ancora una volta, ci viene in soccorso la Natura, suggerendoci l’utilizzo dei biocompositi.
Rigida, leggera, resistente e… naturale!
L’olio di guscio di anacardo (in inglese cashew nutshell liquid, CNSL) è, infatti, una resina naturale che può essere utilizzata al posto della resina di sintesi chimica.
Non solo: come tessuto da impregnare, la fibra di lino tessuta a nido d’ape può sostituire quella di derivazione fossile (il carbonio).
I biocompositi di fibre naturali presentano numerosi vantaggi rispetto ai compositi in fibra di carbonio e consentono di produrre componenti high-tech “verdi”, anche più economici di quelli in carbonio, il cui prezzo sta salendo vertiginosamente a causa della richiesta in continua crescita.
Da non sottovalutare l’aspetto ecologico: i biocompositi derivano da fonti rinnovabili e hanno un bilancio di CO2 neutro. Dal punto di vista meccanico, hanno eccellenti capacità di smorzare le vibrazioni e assorbire il rumore. Un valido aiuto per ridurre l’inquinamento acustico in tutti gli impieghi motoristici.
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