Una grande muraglia verde che aiuti a proteggere le città e i contesti urbani da eventi estremi come siccità, ondate di calore, inondazioni e frane.
La proposta di una Grande Muraglia Verde che, anche in Italia, moltiplichi i boschi all’interno e all’esterno delle città è stata portata all’UN Climate Action Summit di New York da Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano.
Città resilienti grazie al verde
I muri verdi renderebbero le città maggiormente resilienti ai cambiamenti climatici e avrebbero, al contempo, benefiche ricadute sulla biodiversità.
Le città – anche quelle europee ed italiane – diventerebbero i “nodi” di una vasta infrastruttura verde continentale attraversata da corridoi ecologici e che integrerebbero le aree metropolitane nel più ampio mosaico delle aree protette del Pianeta.
«Siamo entrati in una nuova fase della storia umana nella quale vedremo finalmente una nuova alleanza tra le foreste e le città, cioè tra due ambienti che la nostra specie ha sempre tenuto separati in quanto espressione l’uno del massimo di artificio e l’altro del massimo di naturalità – ha commentato Boeri –. Gli alberi e i boschi non saranno più solo una presenza decorativa o un ambiente da circoscrivere in aree protette, ma diventeranno parte integrante della sfera di vita di milioni di cittadini del mondo».
Crollerebbe l’inquinamento
Nel mondo le città producono circa il 70% della CO2 presente nell’atmosfera e le foreste e i boschi ne assorbono il 40%. Di conseguenza, aumentare le superfici boschive attorno e all’interno delle città del mondo consentirebbe di aumentare in maniera esponenziale la capacità di resilienza delle aree urbane e ridurrebbe drasticamente, grazie ai processi di fotosintesi delle piante, la produzione di CO2.
L’esempio dell’Africa
In Africa qualcosa sta già cambiando: il progetto Great Green Wall, coordinato dall’Unione Africana, sta realizzando un sistema forestale e agricolo lungo tutta la larghezza del continente, dal Senegal fino a Gibuti.
L’obiettivo è quello di bloccare la desertificazione e ricreare nell’area subsahariana ambienti favorevoli alla coltivazione e alla vita delle popolazioni locali.
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