Per anni i grandi laghi italiani hanno versato in pessime condizioni di salute, principalmente a causa di incuria, inquinamento, eccessivo sfruttamento delle risorse. Ma oggi qualcosa sembra cambiare, grazie ad alcune belle iniziative che partono dal basso, dai cittadini che abitano lungo le loro sponde. Da alcuni anni l’associazione La Pinta, che prende il nome da una vecchia imbarcazione oggi ristrutturata che è diventata il suo simbolo, si occupa della tutela degli ecosistemi del Lago Maggiore.
Tra le principali attività dell’associazione c’è la posa di legnaie sul fondo del Lago Maggiore, a circa dieci metri di profondità e a pochi metri dalle coste. Queste strutture, che riprendono la vecchia tradizione delle fascine di legno che venivano adagiate sul fondo dello specchio d’acqua fino a poche decine di anni fa, hanno la funzione di aiutare l’ittiofauna, e in particolare il pesce persico, a riprodursi e crescere di numero. Grazie alla protezione offerta dalle legnaie, i pesci possono deporre le uova e gli avannotti possono trovare riparo e protezione.
In aggiunta a questo, le strutture permettono di osservare un ecosistema vivo e sorprendente, che può essere osservato in diretta streaming sul canale YouTube dell’associazione, grazie a una webcam, non a caso denominata Persicam, che segue gli sviluppi degli incubatoi in tempo reale.
Dopo aver installato decine di questi “incubatoi naturali” in varie parti del lago, oggi i progetti dell’associazione si spingono verso un tipo di tutela della natura lacustre ancora più completa: alla foce del piccolo fiume Vevera, che sfocia nel Lago Maggiore a breve distanza dalla città di Arona, è stata infatti posizionata una legnaia di test per verificare lo stato di salute dell’area. Il progetto prevede di installarne molte di più e di aggiungere anche qui una webcam subacquea per permettere a tutti di godere della bellezza degli habitat lacustri sommersi.
Ma non è tutto, dato che il progetto prevederebbe la chiusura dell’area alla pesca professionale, per permettere un pieno recupero dell’ittiofauna lacustre. Si tratterebbe della prima area di protezione all’interno del territorio italiano del Lago Maggiore: un bel modo per tutelare questi ambienti che sono uno scrigno di biodiversità e che sono stati ignorati e trascurati per troppo tempo.
Per ulteriori informazioni sugli sviluppi di questo e altri progetti di tutela, è possibile consultare il sito dell’associazione La Pinta.
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