“Buongiorno”, mi saluta una giovane in monopattino. Ottimo riferimento temporale: significa che sto rispettando la tabella di marcia. La giovane prosegue il suo tragitto, in direzione opposta alla mia, alternando in buona armonia un piede all’altro sulla tavola del suo estemporaneo mezzo di locomozione. La strada è sempre lei: la Ciclabile del Villoresi, scenario per il sottoscritto in questi mesi di novembre e dicembre. La meta è Castano Primo; lì devo recarmi spesso per impegni di lavoro in questo periodo: fanno 50 km all’andata e 50 al ritorno dalla mia Monza.
La notizia è dell’inizio di dicembre: in Germania viene inaugurata la prima superstrada per biciclette. “Eh, da loro sì, invece da noi…”. “Paese civile, mica come l’Italia”. Commenti come questi si sprecano in rete e non solo. Gandula d’un italiota medio. Abbiamo anche noi sorte di superstrade per i pedali. La Ciclabile del Villoresi ne ha caratura e potenzialità. È anche un bel percorso con scenari che appagano l’occhio: tratti urbani si giustappongono a lembi agricoli. Si permette anche, l’itinerario, di attraversare e/o di raccordarsi con aree protette (Parco del Grugnotorto Villoresi, Parco delle Groane e altri piccoli parchi locali) e di intersecare le valli di 4 corsi d’acqua (Seveso, Lura, Bozzente e Olona), prima di raggiungere il Ticino provenendo da Monza. E il sistema del Villoresi con la sua rete di rogge e derivazioni: per il piacere di chi ama questi paesaggi dal sapore quasi bassaiolo.
Negli ultimi mesi, poi, importanti lavori di riqualificazione han reso ancora più sicura e gradevole la pedalata. E la memoria del sottoscritto va ad un anno fa, quando le piogge copiose dell’inverno passato costringevano a mordere granelli di rena e di fango sulla porzione nervianese, all’epoca stretto sentiero. Oggi, la ciclabile mette insieme frazioni asfaltate e parti in terra battuta ben messe, e una staccionata in buona parte di fresca messa in posto.
Eppure, la frequentazione è tuttora limitata, o quasi, a sportivi più o meno dirozzati, ciclisti e corridori, e camminatori, e gli immancabili (e da me non molto amati) cinofili. Qualche ciclista, lo testimoniano abbigliamento e ritmo, ne fa strada per recarsi al lavoro o ad altre mansioni non ludiche. Gocce nel mare magnum dei Villoresisti. C’è ancora molto da fare per renderla vera superstrada per bici. L’iniziativa spetta a noi, popolo delle due ruote.
“Non mi piace correre, preferisco il monopattino. Tutte le mattine, da Villastanza (Parabiago, ndr) fino a qui, a Busto Garolfo: 6 km ad andare e 6 a tornare. Poi vado a casa e accompagno i miei figli a scuola.” Mi spiega la giovane di cui sopra. Però: così giovane e così mamma, così giovane e così Villoresista.
Itinerario
In rete trovate buone descrizioni della ciclabile del Canale Villoresi, che da Monza porta al Ticino. Lungo il percorso, ci sono poi raccordi con altri percorsi, verso le Groane, verso il Parco Nord Milano, o verso il Parco di Monza, giusto per citare qualche esempio. Qualche consiglio: dotare la bici di fanali e dotarsi di pettorine e altro catarifrangenti. Nelle ore dell’oscurità, così lunghe d’inverno, non mancano i pericoli causati da frequentatori che si muovono perfettamente invisibili perché non dotati dei suddetti dispositivi.
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