Dopo la drammatica vicenda dell’orsa “assassina” JJ4, se ne stanno sentendo e vedendo di tutti i colori. In questi ultimi anni in molti (anche tra giornalisti ed esperti di comunicazione) si sono scoperti virologi ed epidemiologi; oggi gli stessi sono diventati improvvisamente zoologi ed esperti di orsi.
Allora consentitemi di dire la mia, non come particolare esperto di plantigradi, ma come naturalista e zoologo dei vertebrati che si occupa di fauna selvatica ormai da quasi 40 anni e soprattutto dopo aver sentito diversi amici e colleghi che invece con gli orsi ci hanno a che fare da decenni.
Innanzitutto cerchiamo di capire i possibili motivi dell’attacco a un uomo e la potenziale pericolosità di un orso nella natura italiana (quindi parliamo di orsi bruni e non di un grizzly in Canada).
Dunque attacco non certo per fame e probabilmente neppure per difendersi (o per difendere i piccoli), ma molto probabilmente e semplicemente per paura. Che poi è il motivo principale per il quale di solito avvengono attacchi di animali selvatici superiori (vertebrati) nel nostro Paese.
La paura può scattare da incontri fortuiti, senza preavviso, magari a brevissima distanza, come la famosa curva cieca, la scorciatoia, ecc. e dall’impossibilità di fuggire o nascondersi dinnanzi a quello che viene percepito come un pericolo.
Ma la probabilità di questi incontri è data dal rapporto tra densità di orsi (ma anche di lupi, cinghiali, vipere, ecc.) e densità di uomini. Che sempre di più se ne vanno in giro nella natura selvaggia (per fortuna), ma in modo spesso poco consapevole e senza la necessaria preparazione.
Dimenticando che l’ambiente naturale selvaggio non è il giardino di casa e ha comunque i suoi pericoli!
Il comportamento umano può incidere, ma anche no, e non è probabilmente la prima causa di attacco da parte di un orso, anche se alcune attività sono più critiche di altre e correre in mezzo a un bosco in montagna, magari alla sera e con le cuffie audio nelle orecchie, probabilmente è tra queste. Gli incontri sono comunque un fatto statistico.
Raramente questi incontri si risolvono in aggressioni, rarissimamente sono letali. Ma il rapporto di densità definisce la statistica. Questo rapporto così alto in Trentino occidentale non era stato preventivato e alla gente erano state raccontate (ufficialmente) cose diverse, ossia che le loro abitudini non sarebbero state influenzate dalla presenza degli orsi e che gli orsi non avrebbero interferito con gli umani, quasi fossero solo dei complementi di arredo utili solo per attirare turisti e farsi belli davanti all’Unione Europea: sbagliato!
Gli orsi avrebbero poi dovuto espandersi e muoversi in tutte le Alpi e invece il loro areale si sta allargando molto lentamente. Perché?
Perché la zona del Trentino occidentale è particolarmente vocata, con estesi boschi continui e con grandi cavità (grotte) adatte per il letargo, ma anche perché di fatto nessuno li vuole… vedi le recenti dichiarazioni del presidente del Veneto Zaia.
In compenso ora tutti dicono ai trentini cosa devono fare, facendo i maestrini. In questa situazione si inserisce la solita patetica strumentalizzazione politica, ma anche la saccenteria di molti che un orso non sanno cosa sia, ma pretendono di fare ironia su dinamiche che non conoscono. Oppure mantengono solo un approccio esclusivamente emotivo, come molti animalisti.
Le cose andranno sempre peggio se non ci si metterà a ragionare con umiltà e competenza, permettendo agli orsi (ma anche ai lupi, che già da tempo sono un’altra specie “cattiva” nel mirino) di muoversi e ridiscutendo il patto sociale con le popolazioni su nuove basi più attuali.
A proposito di approccio emotivo (e incompetente) alla questione, torniamo sulla storiella che mamma orsa ha reagito per difendere i cuccioli e che quindi il suo è stato un “comportamento normale, terribile ma normale”.
Premesso che non sapremo mai davvero come è andata, certo è che se tutte le orse che hanno cuccioli in un incontro ravvicinato con un uomo lo ammazzassero, molti colleghi zoologi sarebbero defunti da tempo, assieme a molti escursionisti, pastori, boscaioli, cacciatori, ecc. Ci sarebbe una vittima al mese solo in Italia. E in quel caso non avremmo più orsi certamente.
Invece decine di persone ogni giorno transitano vicino ad orse con cuccioli e manco se ne accorgono. L’orsa però se ne accorge di certo e non si fa notare. Se sorpreso, un orso per difendersi scappa se appena può. Un’orsa per difendere i piccoli può certo attaccare, ma non lo fa quasi mai, di solito adotta altri sistemi meno drastici: invita i cuccioli a scappare, di norma su un albero, fa un falso attacco oppure quando è capitato che attaccasse davvero lo fa con morsi, graffi, urtando e trascinando “l’invasore” … il tempo di vedere i cuccioli al sicuro e poi via di corsa.
Un orso ha una natura molto diversa da una tigre o un leone!
Un orso però si arrampica, nuota e corre come un motorino, per cui se davvero volesse potrebbe certo uccidere un uomo in pochi secondi!
Se nella maggioranza dei casi, anche di un contatto fisico, non lo fa, ma si limita a mordere e graffiare, per poi allontanarsi, significa che non vuole proprio uccidere. Perché è un orso buono? O perché è intelligente e cerca il risultato con il minimo sforzo e rischio? Oppure, forse, solo perché nel complesso si tratta di una specie non particolarmente aggressiva.
Certo ci sono mille situazioni diverse e soprattutto ci possono essere individui particolari, nevrotici, proprio come negli umani.
Quindi a questo punto, per leggere correttamente il caso di JJ4, le possibilità sono due.
O quest’orsa (che sia madre o meno non importa) ha agito in preda alla paura, perché è stata sorpresa in modo imprevedibile, a brevissima distanza… Allora non è un incontro, è uno scontro e quando ci sono incidenti così va praticamente sempre nello stesso modo: uomo e orso non hanno tempo e opportunità di fuggire. Curva cieca, dosso, alta velocità di uno dei due o di entrambi, uno che si trova praticamente addosso all’altro… E al quel punto non valgono i decaloghi o gli spray, parliamo di pochi secondi di terrore puro per entrambi. Il più forte (l’orso) vince e l’altro viene colpito, rarissimamente in modo letale. Ma in questi casi basta anche solo una zampata…
Oppure il secondo caso è che era semplicemente un’orsa con i cuccioli, non sorpresa in modo improvviso e allora col cavolo che attaccare e uccidere è un comportamento normale! Allora quell’orsa è davvero pericolosa e non si è per nulla comportata in modo normale. E va tolta dalla circolazione, per la sicurezza degli uomini e per il bene della conservazione dell’orso. Però va eliminata lei sola e non tutti gli altri 100 orsi delle Alpi!
Eliminata e basta e non rinchiusa in una prigione a languire per il resto dei suoi giorni, diventando magari l’attrazione per turisti che vengono a vedere “il mostro” e trasformandosi in una pallida e penosa imitazione della creatura che era quando libera!
Un caso del genere è comunque un qualcosa che è accaduto poche altre volte al mondo a fronte di decine di migliaia di incontri. Tanto meno in Italia, dove probabilmente contribuirà a riscrivere il rapporto tra uomo e fauna selvatica. Ma in che direzione?
Di certo il dibattito in corso mi sembra proprio non aiuti ad affrontare in modo equilibrato e competente la questione.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com