La notizia ha fatto il giro dei TG a caccia di spunti per servizi di costume e “natalizi”: nel mercato di Ballarò, a Palermo, sono stati sequestrati 300 chili di pesce messi in vendita senza alcuna tracciabilità. Non solo. Per garantire ai cittadini un cenone di Natale sicuro, le forze dell’ordine hanno effettuato un maxi sequestro di pesce a Napoli: era pericoloso per la salute.
L’impiego alimentare di pesce è passato dai circa 9,9 kg procapite del 1960 ai quasi 20 kg del 2014. In occasione dei cenoni di Natale, purtroppo, aumentano anche le frodi alimentari.
Per comprendere meglio i pericoli che si possono nascondere dietro la tradizionale cena a base di pesce, abbiamo interpellato il dottor Luciano Atzori, biologo dello Studio ABR, esperto in sicurezza alimentare e tutela della salute.
Come tutelarsi?
Nel settore ittico si possono avere due tipi di frodi alimentari: quelle commerciali e quelle sanitarie.
Tra le prime si annovera la vendita di pesce con falsa dichiarazione di provenienza (per questioni economiche si dichiara che sono pesci del Mediterraneo mentre in realtà provengono da mari e Paesi molto lontani), la vendita di prodotti di allevamento come prodotti ittici pescati (quindi “selvaggi”), il commercio di pesce appartenente a una specie diversa da quella dichiarata e la vendita di prodotti decongelati come prodotti freschi.
Per evitare le frodi commerciali è bene acquistare presso rivenditori autorizzati e di fiducia e cercare col tempo di acquisire le dovute conoscenze per non cadere nelle citate trappole.
Le frodi sanitarie (che possono avere effetti negativi sulla salute del consumatore) consistono soprattutto nella vendita di prodotti ittici il cui deterioramento è celato mediante additivi o altri metodi illegali, oppure nell’enfatizzazione di alcuni parametri organolettici (per esempio il colore) attraverso metodiche non consentite. Tra queste pratiche vi è l’uso dei nitrati (additivi non consentiti nei pesci) nel tonno pinna gialla (caratterizzato da una colorazione rosa) per colorarle di rosso ciliegia e quindi sembrare carni del tonno rosso (di maggiore pregio commerciale). Con la stessa finalità spesso si usa il monossido di carbonio (CO). Entrambe le sostanze sono vietate in Italia poiché pericolose (il CO è consentito per certi pesci solo in alcuni Paesi extra-comunitari: Brasile, Australia, Stati Uniti, ecc.).
Un’altra procedura illegale consiste nel trattare il pesce sfilettato con il perossido d’idrogeno (comunemente conosciuto come “acqua ossigenata”), che “sbianca” la carne facendola sembrare più fresca.
Per difenderci da queste comuni frodi sanitarie basta eseguire un attento esame visivo evitando l’acquisto di tonno dalle carni rosso ciliegia (colore poco naturale) e dei cefalopodi (seppie, totani, ecc.) dalle carni eccessivamente bianche (colore innaturale).
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