La vicenda delle volpi in Emilia-Romagna mostra come la via del dialogo tra associazioni per la tutela degli animali e gli Enti locali sia la soluzione più proficua per la gestione della fauna sevatica.
Trovata una mediazione
Alcune settimane fa, l’Ente Nazione Protezione Animali aveva aspramente criticato il piano quinquennale approvato dalla Regione Emilia-Romagna.
Il documento regionale contemplava, infatti, la pratica crudele dello sterminio della volpe in tana e l’illegittimo coinvolgimento di “operatori abilitati dalle regioni”.
«Grazie alla forte campagna di protesta e di mobilitazione dell’opinione pubblica, lanciata sui social dell’associazione, e grazie alla positiva volontà di dialogo delle istituzioni regionali, Enpa è riuscita a operare un significativo cambio di passo rispetto al Piano» commenta l’associazione.
La prima vittoria è stata quella di aver fatto cancellare il punto 6.4 del piano e che avrebbe consentito le uccisioni nel periodo compreso tra il 1 gennaio e il 30 luglio.
No alla caccia senza regole
La volontà di dialogo tra le due parti ha portato anche a circoscrivere e a mettere dei limiti serrati alle situazioni emergenziali.
«In questi casi, qualora vi sia una documentata criticità, si dovrà procedere prima con l’applicazione di metodi dissuasivi come, per esempio, la cattura o l’allontanamento degli individui coinvolti e poi con la valutazione dei risultati ottenuti grazie a tali metodi – aggiunge l’associazione –. L’obiettivo prioritario di questa modifica è quello di salvare gli animali, cuccioli e adulti. Insomma, l’intervento in tana da ordinario, come era secondo la vecchia versione del Piano, è diventato una misura di ultima istanza, da praticare in circostanze del tutto eccezionali e ben delimitate».
Infine, c’è un’altra importate novità: questi interventi di ultima istanza saranno affidati non ai cacciatori ma al personale qualificato della Polizia Provinciale o della Polizia Metropolitana di Bologna.
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