Bene ha fatto il ministro Costa ad annunciare che impugnerà le leggi approvate dalle Province di Trento e Bolzano con cui si autorizzano “il prelievo, la cattura o l’uccisione di esemplari della specie Ursus arctos e Lupus canis”.
Trovo meno comprensibili gli insulti rivolti agli abitanti del Trentino-Alto Adige che dilagano in questi giorni sul web. Qualcuno – che magari scrive comodamente seduto alla propria scrivania e non ha mai attraversato un bosco – crede ancora che si tratti di uno scontro di civiltà: da una parte cittadini evoluti e responsabili, dall’altra pastori e contadini retrogradi.
Gridare all’orso o al lupo non serve, così come non aiuta ignorare il mal di pancia della gente.
In passato ci sono stati episodi che segnalavano un crescente disagio. Ora possiamo anche dire che qualcuno si è adoperato per strumentalizzarli. In ogni caso occorre riconoscere che ha lavorato “meglio” chi ha fatto cattiva informazione.
Tentare di minimizzare ogni contatto ravvicinato non si è rivelato una scelta appropriata. Servirebbe piuttosto dire senza mezzi termini che gli orsi fanno gli orsi e i lupi fanno i lupi.
Dobbiamo imparare a coesistere, certo. Ma l’educazione alla convivenza con i grandi predatori va coltivata con pazienza, diffusa con competenza e in maniera capillare, condivisa con la popolazione. Non siamo nel mondo di Yoghi e Bubu, ma nella vita reale. Gli agricoltori, gli operatori turistici e i residenti del Trentino-Alto Adige hanno il diritto di svolgere le loro attività senza sentirsi minacciati. Gli animali hanno il diritto di occupare il loro spazio nell’ecosistema.
Qui non si tratta di definire chi ha torto e chi ha ragione. Se la questione viene affrontata cercando la contrapposizione tra chi vuole sparare a vista e chi nega che ci siano danni al patrimonio zootecnico, ne usciremo tutti sconfitti. Gli animali per primi.
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