Ci sono alcuni aspetti della nostra vita che è bene ricordare ogni tanto, come quando ci alleniamo per mantenere il nostro corpo in forma; anche il nostro spirito deve essere sempre pronto, in forma, per poter affrontare al meglio ciò che la realtà propone. È una sfida e forse anche una provocazione o addirittura una noia per qualcuno, eppure repetita iuvant. Con questo spirito potremmo leggere queste parole di Walt Whitman, che all’inizio di un breve racconto, pubblicato in The United States Magazine and Democratic Review nel 1842, riflette sull’eterna divisione che già ai suoi tempi caratterizzava città e campagna.
Questa è una tematica che ritorna spesso, ma porta anche i suoi frutti. Basti pensare ai miglioramenti delle condizioni di alcune città, della volontà di molte amministrazioni di realizzare un significativo cambiamento naturale tra l’asfalto e i palazzi di molte città. Certamente la volontà non basta, essa è la partenza, perché bisogna avere fede in questi progetti, proteggerli e coltivarli, proprio come un orto, un giardino e, perché no, una foresta.
Non è colpa della città in sé, ma di coloro che contribuiscono ad incupirla, a colorarla di grigio e a renderla solo passiva, abitata da tanti manichini che vanno avanti e indietro per i grandi vialoni pieni di negozi che offrono il niente e assorbono tutto.
D’altra parte anche abitare in campagna non basta da sé per rendere le persone più consapevoli, seppure con dei grandi vantaggi rispetto ai cittadini. Molti attraversano pratoni e campi senza vederne il verde.
La parola chiave forse è consapevolezza, sapere di esserci e scegliere di esserci in un particolare modo ed è fuori dubbio che la Natura offre più di un corso asfaltato la possibilità di percepire la pienezza della vita, la profondità di un respiro, la grazia di un panorama mozzafiato.
Proprio con questa consapevolezza tentiamo di riportare ad oggi le parole del poeta americano, che sempre ha innalzato il suo instancabile verso per mettere al centro la bellezza e la forza della Natura.
Un ridente paesino di campagna – circondato da alberi, con vecchie chiese, una taverna gestita da una rispettabile vedova – grandi fattorie isolate con tetti coperti di muschio e camini che fumano, un paese ricco di prati e cespugli, senza cemento, né mattoni, né asfalto, né gas, senza nessuna modernità! Questo è il luogo adatto per chi desidera assaporare la vita nella sua pienezza; fino a poco tempo fa, io vivevo in un luogo come questo.
Voi che abitate in città! Cosa trovate in tutti i piaceri si cui vi vantate – le vostre mode, le feste, i balli, e i teatri – se li paragonate alle più semplici gioie di cui godiamo noi, gente di campagna? L’aria pura che fa pulsare il sangue in un corpo sano ed esuberante; il nostro laborioso esercizio fisico; la libertà dai vizi malsani che contaminano la città; il non essere assillati dalle bollette, dal rialzo dei prezzi o dal fallimento delle banche; il nostro modo di socializzare, che allarga il cuore e migliora la salute; possono gli agi della vita di città reggere al confronto?
Walt Whitman, “I fiori sulla tomba”