È trascorso poco più di anno dalla conclusione delle devastazioni provocate dagli incendi in Australia, che hanno provocato una vera catastrofe ambientale nel Sud Est del Paese. Gli incendi scoppiati nel giugno 2019 si sono protratti per oltre 10 mesi senza sosta e hanno visto l’arresto per incendio doloso di oltre 200 persone, tra cui 40 minorenni.
Nonostante l’impegno di tutta la nazione sono andati in fumo oltre 8 milioni di ettari di foresta. Pensate che annualmente la deforestazione consuma sul pianeta 7 milioni di ettari.
Negli incendi in Australia sono state distrutte circa 6.000 abitazioni, morte oltre 30 persone e dopo una serie di studi sono state fatte le stime dei danni alla fauna, pubblicate nel Dossier WWF dal titolo “Impacts of the unprecedented 2019-2020 bushfires on Australian animals”.
Le conclusioni sono davvero terribili e devono farci assolutamente riflettere. I ricercatori coinvolti dal WWF hanno stimato per l’area bruciata negli incendi 2019-20 la potenziale morte di quasi 3 miliardi di vertebrati nativi.
Questi comprendono circa:
- 143 milioni di mammiferi
- 2,46 miliardi di rettili
- 181 milioni di uccelli
- 51 milioni di rane (67 specie coinvolte)
Le stime dell’impatto degli incendi in Australia sui rettili sono superiori rispetto agli altri taxa vertebrati considerati perché le densità dei rettili possono essere molto più alte. Alcune piccole lucertole o scinchi possono raggiungere e superare i 1.000 individui per ettaro.
Se parliamo di artropodi la situazione è ancora peggiore. Il professor Chris Read ha stimato che sulla base della superficie esposta al fuoco si può valutare la perdita di 240 trilioni di artropodi uccisi dagli incendi.
I danni alla copertura forestale
Lo studio delle piante danneggiate condotto dal team capitanato da Robert Godfree e pubblicato sulla rivista scientifica Nature ha stimato che siano andati in fumo sette milioni di ettari di foreste di eucalipti e boschi e più di 300.000 ettari di foresta pluviale.
Più di 800 specie di piante vascolari avrebbero perso più del 50% delle loro popolazioni e più di 150 specie di piante vascolari autoctone avrebbero subito incendi nel 90% delle loro aree.
Le specie particolarmente vulnerabili agli incendi boschivi includono orchidee epifite, che crescono sugli alberi, e specie della foresta pluviale sensibili al fuoco.
In alcune parti del New South Wales più di tre quarti delle comunità della foresta pluviale sono state bruciate. E questo fa temere per la rigenerazione delle foreste relittuali del Gondwana.
La correlazione tra la vita di piante e animali, come in ogni ecosistema è talmente importante che l’impatto devastante di questi incendi interminabili sarà valutato solo nei prossimi anni ma pensare che in 10 mesi sia bruciata una superficie forestale grande come tutto il Nord Italia è davvero impressionante.
Lo strano destino del barbagianni fuligginoso
Tra le vittime degli incendi australiani c’è lo Sooty owl (Tyto tenebricosa), il Barbagianni fuligginoso, così chiamato per via del suo piumaggio grigio cenere. Non poteva esserci nome più beffardo di questo.
Molto diverso nell’aspetto dai nostri barbagianni, lo Sooty owl è legato alle foreste di eucalipti.
Le stime riguardanti questa specie di rapace sono drammatiche perché si pensa sia andato perduto fino al 25% della popolazione, uccisa direttamente dagli incendi o morta in seguito per inedia e mancanza di prede. Non meno drammatica è la situazione del loro habitat che si è ridotto del 47% e se pensate che nidificano in vecchi anfratti di grandi alberi potete immaginare quanto difficile sarà la loro ripresa.
Riflettendo su questa catastrofe naturale ho voluto scrivere una favola-manifesto liberamente ispirata a questo drammatico incendio e agli animali della foresta australiana. Ne è nato il libro Holly il barbagianni e la foresta in fiamme. Uno storytelling per riflettere il cui finale non è però poi così cupo.