“Paula St. John Lawrence Lawler Byrne Strong Yeats Stevenson Callaghan Hunt Milne Smith Thompson Shankly Bennett Paisley O’Sullivan”. Chi ha qualche primavera in più e ha coltivato nel tempo (passato) interesse per il calcio d’Oltremanica penserà ad una sorta di “caccia all’intruso”, avendo riconosciuto nella sequenza di cui sopra una tipica formazione del Liverpool anni ’60 (con tanto di direttori tecnici). Nel famoso (e oggi un poco datato) “La tribù del calcio” dell’antropologo Desmond Morris, viene riportata la curiosa scelta di Mr. O’Sullivan – grande tifoso del Liverpool, va da sé – di battezzare la propria figlia Paula anche con i nomi di tutti i giocatori, aggiungendo quelli dei tecnici.
Sul potere e il forte significato dell’umano denominare cose e persone si sono spesi libri e pagine di esperti del settore. Di più: l’attività assume anche forza evocativa e si fa occasione per dare manifestazione, più o meno esplicita, a passioni e manie. Una recente indagine sulle modalità di scelta delle proprie password usate in ambito informatico ha scoperchiato un universo: ne è uscita una sorta di liberatoria condivisione degli argomenti (i più disparati) che più toccano nell’intimo l’internauta medio.
Anche il ciclista totale non è refrattario a siffatte abitudini e a comportamenti così umani. Comprata anni fa una bici di valore, occorreva darle nome adeguato. La scelta non si rivelò tra le più difficili e complesse. Fu, anzi, quasi automatica. Il velocipede venne battezzato Debbie. Il riferimento è alla unica e inarrivabile Debbie Harry, da oltre 40 anni voce e motore primo del gruppo musicale Blondie (con anche ruoli da solista e da attrice). E, per il sottoscritto, punta massima del fascino e dell’eterno femminino nella storia e nell’universo. In parallelo – dettaglio curioso: la loro scoperta fu indipendente dalla rivelazione legata alla cantante bionda platinata –, colonna sonora della mia esistenza è proprio la musica del gruppo, fonte ispiratrice di tante attività al pc e non solo, e passione al limite della malattia. Le note di tanti brani riecheggiano durante le pedalate. A proposito, sfondo sonoro del ciclista: ecco un argomento di prossima trattazione.
Messa in cantina, per raggiunta usura, la Debbie (nel senso della bici), subentrò anni fa nuovo mezzo a pedali, che ricevette, ovvio, nome di Blondie. Migliaia di chilometri, scenari fuori porta – non solo sotto i cieli brianzoli –, qualche intervento necessario di manutenzione ordinaria e straordinaria, chili di materiali portati sulle spalle. Una esistenza più che gloriosa terminata in modo drammaticamente brusco lo scorso 13 febbraio, in quel di Monza. L’antifurto era invincibile, senza saldatore o flessibile.
Già, ma l’utilizzo di un palo stradale senza l’insegna in cima si rivelò errore imperdonabile.
Furto, il primo di una lunga carriera sul sellino. Alla rabbia e all’amarezza fan subito seguito le incombenze del caso: procurarsi un nuovo mezzo di locomozione – “….mezzo di locomozione?… ma come parli? si dice con questa ci viaggio….”, mi redarguì qualche tempo fa una ragazzina (beata impertinenza giovanile) delle settimane verdi alla Scuola di Agraria del Parco di Monza – con annessi e connessi. E affidare a queste righe il ruolo catartico della scrittura. E all’affibbiare nome alle nuove due ruote rinnovato potere evocativo.
Nota a margine
Giusto tributo al gruppo e alla nostra accesa comunità di sostenitori, segnalo che a breve arriverà il nuovo album dei Blondie: i ragazzi sono da qualche mese al lavoro. Ascoltati, per vie più o meno traverse ed esclusive, un paio di brani: le premesse, buone, ci sono.
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