Nome
Airone cenerino (Ardea cinerea)
Descrizione
Si distingue dagli altri aironi per le sue grandi dimensioni: da adulto può raggiungere infatti i 90-98 centimetri e il suo peso può variare da 1 a poco più di 2 kg. Anche l’apertura alare è molto ampia (fino a 170 cm). Gli adulti presentano piume nere sul collo e un ciuffo scuro sulla nuca molto pronunciato; negli esemplari più giovani prevale un piumaggio più grigiastro. Quando spicca il volo il suo collo si ripiega, assumendo una tipica forma a “esse”. L’Airone cenerino ha un becco giallo (soprattutto in periodo riproduttivo) e robustissimo, adatto a trafiggere in un solo colpo i pesci, gli anfibi, i rettili e i piccoli mammiferi di cui si nutre. Il nido è un’enorme costruzione, formata con rametti sulle cime degli alberi.
Fenologia
Le diverse popolazioni presentano differenti comportamenti migratori: se le popolazioni presenti in Italia sono in genere stanziali e molto localizzate, quelle che vivono nelle aree più settentrionali nei mesi freddi diventano gregarie e migrano in stormi verso regioni più miti, stabilendosi lungo coste riparate e specchi d’acqua dolce.
Habitat
Predilige le zone umide d’acqua dolce, le aree lagunari e le valli da pesca, nella maggior parte dei casi con ricca vegetazione ripariale, costituita da boschi di pioppo e salice.
Distribuzione
È diffuso nelle zone temperate del Vecchio Mondo, a eccezione delle zone artiche e dei deserti. Vive in Europa, Africa e Asia occidentale (A. c. cinerea), Asia orientale (A. c. firasa) e Madagascar (A. c. jouyi). Predilige le pianure, ma non è raro incontrarlo anche a quote che possono raggiungere i 2.000 m. In Italia lo si trova in Pianura Padana, soprattutto lungo i fiumi e nelle zone della Lombardia e del Piemonte dove è dominante la risaia.
Stato di conservazione
Tra l’inizio del secolo XX e gli anni ’60-’70 l’Airone cenerino ha subito un drastico declino; da allora la popolazione è aumentata e l’areale è in espansione anche in Italia a partire dagli anni ’80, in particolare a seguito della tutela dei siti di riproduzione (garzaie) e alla diminuzione del bracconaggio. Tale incremento è durato fino alla fine degli anni ’90, ai quali è seguita una fase di stabilizzazione, mentre dal 2000 si è assistito a un calo delle coppie nidificanti. Tale diminuzione sembrerebbe essere correlata alla diminuzione di disponibilità di prede nelle risaie, il principale ambiente di alimentazione della specie, dovuta alle nuove tecniche di coltivazione in asciutta.
di Fabio Casale, Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Supervisione scientifica: Giuseppe Bogliani, Università degli Studi di Pavia
tratto da:
Casale F., 2015. Atlante degli Uccelli del Parco Lombardo della Valle del Ticino.
Parco Lombardo della Valle del Ticino e Fondazione Lombardia per l’Ambiente.
Foto: Antonello Turri
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