Situazione critica in Toscana, dove le piogge torrenziali hanno causato allagamenti dell’Oasi WWF di Burano, in provincia di Grosseto.
«Siamo sott’acqua e il problema è duplice: i cambiamenti climatici, con il moltiplicarsi degli eventi estremi e le piogge che arrivano sempre più forti; l’antropizzazione, con la distruzione delle aree di esondazione dalle piene e la ripulitura dei fiumi dalla vegetazione, che hanno l’effetto di velocizzare lo scorrimento delle acque. Con i venti di scirocco, poi, è come se il mare facesse argine, e l’acqua non defluisce» spiega Fabio Cianchi, responsabile delle Oasi della provincia di Grosseto.
Conta dei danni parziale
Al momento, è impossibile quantificare i danni che l’area protetta ha subito anche se una prima stima – ancora del tutto parziale – ammonta già a diverse migliaia di Euro.
«L’Oasi ha subito danni soprattutto alle attrezzature e alle strutture: ai capanni, alle barche, ai motori, al pontile che si affaccia sulla laguna» spiega.
A preoccupare di più non sono però i danni materiali quanto quelli all’ecosistema. «Argille e fanghi che arrivano con l’acqua portano anche di concimi chimici e diserbanti, tutte sostanze che si vanno a depositare nelle zone umide, le aree più delicate» conclude Cianchi.
Ma non chiamatelo maltempo
Da nord a sud, l’Italia è stata colpita in queste ore da fenomeni climatici estremi, spesso derubricati come semplici episodi di maltempo. I casi più eclatanti, quella della Toscana e del Veneto.
«Ma la realtà è molto più complessa – precisa Greenpeace –. La verità è che la frequenza e la violenza di episodi come questo hanno una portata che non ha nulla di normale: la basilica di San Marco si è allagata 5 volte nella storia, e 3 di queste si sono verificate negli ultimi 20 anni. Questi sono gli effetti del cambiamenti climatici, non maltempo».
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