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stai leggendo Le strisce bianconere delle zebre, svelato il mistero
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Natura
Animali, piante e habitat
Servirebbero per la termoregolazione

Le strisce bianconere delle zebre, svelato il mistero

Le strisce bianconere delle zebre, svelato il mistero
Serengeti, Tanzania - Foto: PHOTOCREO Michal Bednarek / shutterstock.com

Mario Galvani 19 Gen 2015

Da tempo ci si chiede come mai le zebre siano caratterizzate da una pelliccia così particolare, a righe bianche e nere. Qualcosa che l’evoluzione ha già considerato, per esempio in animali oggi estinti come il quagga, contraddistinto dagli stessi “ornamenti”.

Ora, però, degli scienziati hanno definitivamente svelato l’arcano mistero: la zebra è a strisce bianche e nere perché in questo modo riesce a riflettere e assorbire calore in modo discontinuo, permettendo un costante refrigerio del corpo. In pratica la sua pelliccia funziona come una specie di impianto ad “aria condizionata”, creando mini correnti d’aria capaci di dare sollievo nei momenti di grande caldo. Non è così per tutte le zebre. Si è infatti visto che il fenomeno vale soprattutto per gli animali che abitano le aree africane più secche, dove le temperature possono tranquillamente superare i 40 gradi.

Qui gli scienziati hanno osservato che gli equini possiedono le strisce nere più marcate e più scure; perché in questo modo creano i presupposti per movimenti d’aria di maggiore intensità, dai quali ricavano massimo sollievo. Per il test sono state studiate sedici popolazioni di zebre, in relazione anche ad altri animali come i grossi felini o le mosche, con cui da sempre condividono l’habitat preferito.

Alla fine si è visto che le strisce bianconere si sarebbero proprio evolute per facilitare la termoregolazione, mentre gli altri motivi analizzati non hanno trovato sufficienti corrispondenze scientifiche. Si pensava infatti che i diversi colori della pelliccia delle zebre potessero servire anche per tenere lontani i leoni, creando illusioni ottiche in grado di spaventare i grossi felini; ma le ricerche hanno messo in luce che i leoni hanno quasi sempre la meglio sugli equini e che quindi l’effetto è del tutto irrisorio.

Analogamente si è constatato che la quantità di mosche che gironzola intorno a una zebra non può dipendere dalla pelliccia dell’animale, poiché il loro numero è pressoché costante e invariato in tutti gli ambienti dove il rapporto è stato preso in considerazione.

 

© riproduzione riservata
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com

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